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Conversazione con Rasputin
Mi prendono sul serio solo quando sono serio. Il mio sogno? Un amore caseario
Entro in una sala grandissima e bianco candida. Alle pareti solo qualche quadro, qua e là. Senza pretese. In fondo alla sala ci sono due poltrone in pelle nera ed un tavolino di ferro con su poggiate, due tazze di tè fumante. Nella poltrona più in fondo lo trovo accomodato, mentre si accende una pipa. Mi aspettava premuroso. Bisogna dirlo, con gli ospiti Rasputin è abbastanza puntuale e diligente. Perché nonostante tutto mi vede cosi, un’ospite in-atteso, piuttosto che un intervistatore.
D – Spero di non averla fatta attendere molto.
R – Non si preoccupi. Lei era atteso.
Mentre parliamo un gatto salta sullo schienale della poltroncina e si accomoda fra le braccia di Rasputin, che inizia a coccolarlo.
R – Allora amico immaginario, dimmi, da dove vogliamo partire?
D – Io inizierei dal nome del suo blog: Il Finimmondo, com’è nata l’idea? Perché questo nome cosi enigmatico?
R – Vedi Dave, tutto è iniziato qualche anno fa, forse solo uno o giù di lì. Io ancora prima di questo avevo un altro blog, si chiamava attoazione, ed al contrario di questo era su splinder. Il nome attoazione proveniva da Carmelo Bene. C’è la famosa puntata al MCS, dove spiega perfettamente quella che per lui è la differenza fra atto e azione, dove l’atto è il gesto puro e inconsapevole, mentre l’azione è la storicizzazione dell’atto, che se ne appropria divenendone, fraudolentemente autore. (il video è visibile qui ndr). Quella era l’epoca pre facebook, dove i blog andavano forte, un’altra epoca. Quel blog morì d’asfissia in un’ora d’aria. Poi, per un certo periodo mi sono debloggizzato. All'improvviso, tutto è nato per caso: proprio come l’atto. Il titolo mi frullava in testa da un po’: la fine del mondo causata dall’immondo. Ipotesi oscene sulla prossima era glaciale: come a dire che il mondo può finire anche perché finisce la carta igienica, o digiti per errore CTRL – ALT- CANC.
D – Una deriva degli incontinenti quindi. Come si è cimentato nella scrittura di racconti? Aveva già delle idee in testa?
R- Avevo il vuoto assoluto e questo è davvero tutto. Credo che la cosa più bella e interessante che abbia scritto in questo blog, sia stato il primo post, quello dove spiego cos’è il finimmondo. Per il resto i racconti nascono perché non riesco a scrivere cose più lunghe. Il motivo è presto detto: non ho la minima idea di cosa scrivere. Tranne rari casi in cui ho una scaletta e i risultai sono disastrosi, preferisco attuare il sistema Snoopy: inizio a scrivere qualcosa a caso, tipo - Era una notte buia e tempestosa. A un tratto echeggiò uno sparo! Una porta sbatté – e poi mi incarto, non so come andare avanti e così mi fermo sul più bello.
D – Quindi non vedremo mai un suo romanzo.
R – Ecco, hai colpito nel segno. In realtà tutto sin dal principio, forse pure prima di attoazione è partito con un romanzo. Che ancora non ho finito di scrivere, e non so se avrà mai fine. Una cosa che ritorna ciclicamente e che ciclicamente qualcuno mi rimette, in un modo o nell’altro sotto gli occhi.
D – Vale a dire?
R – Ok. È una cosa che ho iniziato a scrivere 4 o 5 anni fa. Si chiama “Io non credo che venga”. Ed è ambientato principalmente a Magenta. La cosa assurda, è che non avevo idea all’epoca, nemmeno dell’esistenza di questa città. Eppure sono riuscito a descriverla perfettamente, ambientandola fra le montagne. Ora, quando torno a rileggere ciò che ho già scritto, mi fa schifo. Non comprerei mai un libraccio del genere. È un piagnisteo di fallimenti e buoni consigli. Il fatto è che non è ancora finito. Forse non è ancora neanche iniziato. In 5 anni ho scritto 13 pagine. Forse è solo un qualcosa che mi tiene stretto alla scrittura. Appena succede che l’abbandono per un po’, inizio a vedere dovunque vie Magenta. Indirizzi di pizzerie, coffe shop, erboristerie, case vacanze, ferramenta. Tutti sono in via Magenta.
D – Interessante. Ecco ci spiega come avviene il suo processo creativo? Come inizia a scrivere? Da dove parte?
R – Guarda Dave. Innanzitutto io non creo nulla. L’ho detto prima, le cose escono da sé. Quelle poche volte che provo a creare io, non ne esce nulla di buono. Sono una schiappa. Ecco nella Bibbia i profeti dicevano d’essere guidati dallo spirito divino. Vale la stessa cosa per me. Ho uno spirito un po’ trimone (termine barese per indicare una persona stupida ndr) che si diverte con me, organizzandomi scherzi stupidi. Tipo il vecchietto che attraversa la strada la mattina presto, mentre sono in ritardo, i rossi fissi, gli autobus che non arrivano mai, tranne quando ti accendi una sigaretta. Poi però mi lancia delle dritte non da poco, quando devo scrivere qualcosa.
D – Interessante questo lato metafisico per un ateo come lei, non crede che sia una contraddizione?
R – Vorrei ricordarle che sto tenendo un intervista con l’amico immaginario della mia infanzia…
D – D’accordo, allora una domanda che si usa spesso in questo genere di vernissage: com’è il suo rapporto con il pubblico? Per chi scrivi?
R – Il rapporto è cordiale e discreto. Ci salutiamo, ci diciamo buongiorno e buonasera, ma niente più di così. Di questi tempi è bene che ognuno rimanga al suo posto, non si sa mani che pubblico ti può capitare. Un mio amico aveva dato confidenza una volta ad un pubblico e gli hanno svaligiato la cartella Riguardo alla seconda domanda non saprei proprio che dire. Mettiamola così: scrivo per la mia lattaia di fiducia, spero che un giorno noti le mie opere e si innamori follemente di me. È il mio sogno: un amore caseario. In tutti i sensi.
D – A cosa allude?
R – Al latte in polvere.
D – Il riscontro del pubblico invece nei confronti del blog com’è? Dopo un anno di attività crede che il bilancio sia positivo o negativo? Qualcosa da migliorare?
R – Ho qui i dati (apre una cartellina con dentro una serie di fogli ndr) il picco di visite si è raggiunto nel marzo 2011, devo dire infatti che in questo mese c’è stata un’intensa attività produttiva, da Control/Alt/Canc a Simulacro, a Millenovecentonovantaventi. Per quanto riguarda il post più letto pare essere: Il Finimmondo (come le dicevo prima infatti è il post migliore del blog), seguito solo da Il mio secondo viaggio e La narrazione emotiva. Come dire: mi prendono sul serio solo quando sono serio. Detto questo penso che il bilancio possa essere positivo, anche se bisognerebbe riempire certi tempi morti. Avevo pensato a tal proposito di ingaggiare una squadra di ballo per alcuni spettacoli intrattenitori.
D – Ecco a questo punto io passerei al secondo passo. Il suo avvento sulla nuova piattaforma Tumblr con Postribulo.
R – Grazie Dave per questa domanda. Postribulo è stata anch’essa una illuminazione estemporanea. Premetto che prima di iniziare non avevo idea con precisione di come funzionasse tumblr. Conoscevo persone che l’avevano e le seguivo, ma non ero addentro al funzionamento. Quindi ho deciso di partire con una mia idea, che ho imposto al funzionamento autonomo di Tumblr e che devo dire funziona.
D – Ci spieghi meglio.
R – L’idea era quella, visibile nella descrizione del primo post “Condizioni d’suo”, di creare brevi composizioni sonore. Un post al giorno. Nulla di più. Inesorabile. Ovviamente questo mi impedisce di poter rebloggare altro, di poter scrivere qualsiasi cosa mi salti in mente, ma di continuare spietato il mio lavoro, incurante della marea di tumblr. Come dicevo prima, non avevo idea del funzionamento di tumbr, prima di iniziare, quindi era un salto nel vuoto, che però si è rilevato azzeccato. Ora ho un discreto pubblico che aumenta esponenzialmente e che ogni giorno mi aspetta. Per lo più è composto da quindicenni ribelle, casalinghe frustate amanti del sadomaso, feticisti delle merci, ermetici boccacceschi, e casse armoniche da giardino.
D – Come si è trovato a cimentarsi con la poesia?
R – La mia non è poesia. Ti denuncio!
D – Beh, ma come no? Le sue sono composizioni di suoni, che si esprimono in versi.
R – La poesia è ruffiana ed equivoca. Il mio invece corrisponde all’incomunicabilità come paradigma assoluto.
D – L’incomunicabilità è equivoca.
R – L’equivoco è equo.
D – E ciò cosa vuol dire?
R – Niente, appunto.
D – Perché il nome Postribulo?
R – All’epoca ebbe molto successo quel vocabolo. Diciamo che la vita è un postribulo, che le parole potevano esserlo, e che tumblr sicuramente lo è.
D – Avrà mai fine?
R – Certo, finirà a 365.
D – Ha progetti per il futuro?
R – Questa sera vado al compleanno del mio amico. Compie 30 anni. Quando aveva 18 anni non ci conoscevamo.
D – E più a lungo termine?
R – Sto scegliendo la colonna sonora per il mio funerale?
D – Qualche anticipazione?
R – Nino Frassica leggerà Karl Popper.
Dave Maccicarelli
Ghost Writer
Amico immaginario
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