"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

lunedì 16 maggio 2011

Un austroungarico alla corte di Re Diesis


Linda, Linda capelli biondi. Nessuno usava diminuitivi, nessuna la chiamava solo per nome. Era per tutti: Linda capelli biondi, per alcuni Lindacapellibiondi. Era mora, ed aveva la pelle color cappuccino. Al bar del centro serviva brioche e cornetti alla crema, crema e marmellata, cioccolata e vuoti. Punto. Il resto non era di sua competenza. Un giorno non avevo fame, presi un espressino e mentre lo sorseggiavo, la vedevo intrufolare la sua testa insieme al suo corpo abbondante, nella vetrina dei cornetti. Non avevo fame, mi avvicinai a lei e glie lo chiesi. Spudorato e violento – Voglio i tuoi capelli biondi – nel bar si fece largo un silenzio mortale. La macchina dei caffè placò i suoi sbuffi, le tazzine si posarono all’unisono, i menti si voltarono istantanei. Anche la radio era rimasta senza parole. Il ticchettio delle lancette invece continuava, noncurante di nulla, tempo cinico e maleducato. Ci pensò Willy a farlo tacere, per sempre. Gli svuotò contro un intero caricatore. Il tempo non si può fermare, ma si può benissimo ammazzarlo. Willy aveva 80 anni. Ed era il giovane amante segreto di Lindacapellibiondi. Il suo compagno ufficiale, Michele Ballabbò, ufficiale dell’esercito austroungarico in pensione, ne aveva 130 di anni. Ora passava il tempo dando da mangiare alle papere nel parco. Si posizionava con il suo banchetto la mattina presto ed iniziava a cucinare prelibatezze per paperi. Agli umani faceva schifo, ma per i paperi era un banchetto coi fiocchi. Lì in quel bar, l’aria iniziava a fasi tesa. Lindacapellibiondi mi guardava con un misto d’odio e di costernazione. Nessuno osava dire o fare niente. Eravamo entrati in un errore di sistema insolvibile. Un cortocircuito da cui nessuno sarebbe stato in grado di farci uscire. Rimanemmo così per ore: trentaquattro per la precisione. Poi, il fortuito intervento di un pastore genovese, ci liberò dall’incantesimo. Entrò e ordinò un amaro alle erbe. Noi al paese detestiamo gli amari alle erbe, e ancor di più, detestiamo chi ordina amari alle erbe, e molto ancora di più, i pastori genovesi che ordinano amari alle erbe. Il silenzio fu rotto da una violenta lapidazione del pastore. Io ne uscì sconsolato e stanco. Lindacapellibiondi mi seguì con lo sguardo, infilò due cornetti cremaeamarena nelle bocche dei suoi due compagni e poi corse a prendermi. Appoggiò la mano sulla mia spalla e mi girò violentemente. Io caddi per terra, frastornato. Lei, con le sue mani callose e forzute, mi prese per l’orlo della giacca, mi sollevò, agguantò i suoi capelli biondi dalla tasca e me li infilò nelle mutande. Poi aggiunse – questi sono i capelli biondi, fottuto bastardo – poi quasi piangendo – ti amo! – e mi infilò un bacio in gola, strappandomi il ponte che mi era costato un occhio della testa. Lei noncurante di tutto mi tolse la benda che copriva l’occhio mancante. Poi eccitato le dissi – ma cosa dirà Willy? Cosa dirà Michele? Io ho paura degli austroungarici – mi strinse fra le sue tette giganti - decima misura - e mi soffocò. – L’amore dev’essere totale, infinito e istantaneo, piccolo Fill – è così che mi chiamo, Fill, senza ph. Mi sotterrò fuori città sotto una targa di birre ed una bacheca di gelati. Mi ha lasciato una settimana enigmistica per passare il tempo. Spero che basti per l’eternità.
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