"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

domenica 26 febbraio 2012

I signori condomini sono pregati


San Gesualdo del primo piano
col suo vicino non sia villano.

Santa Pina della porta accanto
del suo zerbino non faccia vanto.

Sant'Odoacre del pian rialzato
non getti le cicche dopo mangiato.

Santa Barbara del piano terzo
spero che questo non sia uno scherzo.

Sant'Adelmo del pianerottolo
fuori i bisogni del nanerottolo.

Santissimi tutti dello Studio Associato
di notte c'è puzza di bruciato.

Santa Gina della scala B
sia più dolce il martedì.

San Gregorio del terrazzo
non si sporga, lei è pazzo!

Santa Giulietta del garage
sempre bella e così à la page.

San Pilinio della cantina
meno rutti alla mattina.

San Pancrazio amministratore
mai più avvisi in ascensore.

Santi illustri miei condomini
siate ligi e un po' più uomini.

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martedì 21 febbraio 2012

Maglione d'alghe


Le alghe che di notte si arrampicano sull'acqua, nell'acqua, tra i fondali e gli abissi, tra gli ammassi, scogli e sassi, si sciolgono fra le mani. Strano. Perché non parla un po' di te questa storia? Queste parole lanciate su un foglio e schiacciate da una penna sanguinante, che naviga da timone su questa lapide di carta. Di me ho dimenticato. Quell'io s'è perso fra queste pagine inutili. Poetica e libera l'inutilità, spiaggia per i vuoti e gli echi.
Questa storia parla di un bambino che ha rubato una mela alla sua compagna di banco, e di cui è segretamente innamorato. Parla del suo amore infantile per le mani infilate sotto gonne innocentissime. Parla dei turbati e dei turbamenti, prima ancora che la sessualità abbia avuto un tubo da cui eruttare. Parla di padri ricordati, partiti per guerre lontane. Parla di lettere scritte dal fronte, di gonne lunghe, di carrozze, di cavalli, di motori principianti, di borghesi con le terre ed i cilindri, di mamme tristi e stanche. Parla di musiche da grammofono, di trombe lontane che barriscono d'oltreoceano. Parla d'immagini che iniziano a muoversi su di un telo, a velocità accelerata come quella dei cannoni e musiche accompagnate nelle trincee di cinematografi. Parla di un tempo che sta morendo, di corone e di cavalli che lasciano lentamente il posto a cravatte ed automobili.  Parla di un imbuto di esplosioni che travolgono il mondo nella più grande delle guerre. Dalle steppe della Siberia ai campanili di Londra. Parla di Imperi che si disintegrano, di una vecchia pellicola che si brucia al sole, parla di rivoluzioni e di attese lunghissime, di carni da macello, di guerre inadeguate, di battaglie superate. Parla di cartine ridefinite, di planisferi da collezione. Parla dell'uomo e del suo tempo, del suo flusso e delle sue leggi. Parla di schiavi e di padroni, del loro mutare sotto la stessa ombra. Parla di terre scoperte e dimenticate, di abbandoni e ricongiungimenti, di vincite e di rivincite, di sconfitte e di ritorni. Di fughe, di invasioni, di predatori, di prede, di vittime, carnefici e muti. Parla di evoluzioni, rivoluzioni, risoluzioni, edizioni, e riedizioni. Parla di scimmie bipede, di anni, secoli ed ere. Parla di un pianeta che danza il suo valzer instancabile. Parla di stelle, galassie, universi, tempi fluidi e d'ogni cosa esistente e immaginabile, visibile e inventata. Parla dell'attimo in cui una mosca posa le sue zampe su di un escremento. Parla del granello di polvere soffiato via. Parla di atomi e di cromosomi. Parla d'amore e per questo di morte. Parla di un maglione infinito e invisibile. Dettagliato all'inverosimile che tesse grovigli fino al mai fine. Circolare in sé stesso e oltre. Parla di conti di fine anno, di un bambino timido, innamorato della sua compagna di banco, al centro o appena al lato, di mille orizzonti. 
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