"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

sabato 26 dicembre 2009

Il Tricheco di Marilyn Monroe


Betty La Talpa aveva un debole per le mascherine antismog. Anche quand'era in casa non se ne faceva mai mancare una scatola intera. Diceva che le davano un tono più mitteleuropeo. Ed era da immaginarsela Betty La Talpa col suo culo sodo e i suoi occhi color mogano, che cucinava pollo al curry indossando una delle sue immancabili maschere antismog. Una sera mentre rincasava dopo una lezione di cucito acrobatico, si infilò le sue pantofole di spugna al profumo di vaniglia, entrò nella stanza dei giochi ed indossò una mascherina antismog. Proprio in quell'istante sentì suonare alla porta. Bettty La Talpa fu presa da un improvviso spavento, sobbalzò per un attimo ed il cuore iniziò a battere frenetico. Non si era neanche accorta che la sua maschera antismog si era spostata di sbiego, e le lasciava scoperta una parte delle sue labbra carnose. Betty La Talpa si diresse con passo felpato verso la porta, lentamente, la respirazione ritmata, semicromatica. Sbirciò dallo spioncino, era proprio lui. Betty La Talpa portò gli occhi la cielo. Era stremata, non sopportava più quella situazione infernale a cui era ormai costretta. Fece un lungo sospiro ed aprì. Fuori un uomo sulla mezza età, completo di tessuto scozzese su cravatta giallo canarino. Anfibi militari che coprivano i pantaloni acrilici e mutandoni argentati. La sua faccia di tricheco cozzava visibilmente con la sua pettinatura alla Marilyn Monroe. Era l'ingegner Albatros Karagoriki. Con la sua voce stridula le sussurrò "Betty la tua auto nuova è in divieto di sosta se non provvederai tempestivamente a riverniciarla mi vedrò costretto a leccarti tutti i tuoi capezzoloni". Betty La Talpa si fece in dietro, risistemo la sua mascherina antismog ed abbasso il capo, nel giro di 2 secondi scoppiò in un pianto fragoroso, si disperava, piangeva all'inverosimile, i suoi singhiozzi si udivano sin dalla cucina dell'appartamento affianco dove il medico Ramboni era occupato ad eliminare le macchie di aglio dagli interstizi delle mattonelle. L'ingegner Albatros Karagoriki, come tutti gli ingegneri di origine lucana era insensibile al pianto di una donna, ma il suo punto debole erano gli orli delle camice. Nel suo appartamento tempo addietro furono scoperti dopo una retata della polizia postale, centinaia di riviste di orli di camice di minorenni. Quella volta se la cavo pagando la polizia postale. Mentre Betty La Talpa piangeva disperata L'ingegner Albatros Karagoriki si inginocchio ai suoi piedi e come estasiato da quella visione erotica, inizio a succhiare voracemente l'orlo della camicia di Betty La Talpa, la gettò a terrà ed iniziò a strofinarsi su di lei, che continuava a piangere più forte di prima "Lasciami brutta faccia da tricheco!". L'ingegner Albatros Karagoriki non ci vide più le strappò la camicia e corse via gridando come un invasato per la rampa delle scale. Era da immaginarselo l'ingegner Albatros Karagoriki, faccia da tricheco che gridava per le scale con una camicia da donna in bocca. Arrivato al pian terreno l'ingegner Albatros Karagoriki si fermò di scatto, ed una voce gli risuono violenta, martellante nella testa. Era la voce disumana di Betty La Talpa che le ripeteva "Faccia da Tricheco", era avvilito posò la sua guancia sull'asfalto caldo ed iniziò ad imitare il verso di un noto presentatore televisivo e fu proprio mentre dei bambini urinavano nei suoi anfibi militari che prese coraggio. Si diresse verso il citofono della palazzina, iniziò a scorrere tutti i nomi ed arrivo finalmente: Betty La Talpa. Suonò. Betty rispose con voce sinuosa "Sii?" L'ingegner Albatros Karagoriki esitò un monento, poi aggiustatasi la sua messa in piega esordì:"Potrai pure chiamarmi faccia da tricheco, ma ricordati che in me c'è l'ardore di Marilyn....." e soffiando nel citofono profuse soave "Monroee.."
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domenica 20 dicembre 2009

Storia di un aldilà


Non ricordo esattamente il giorno in cui sono nato, non ricordo esattamente il giorno in cui mi sono ritrovato qui in questa strana ampolla. Davvero molto strano, è come un incantesimo il ritrovarsi qui dentro, come se tutto d'un tratto pouf! ti ritrovi qui vivo in questa forma, in questo corpo. Per poi finire chissà dove. Un posto narcotizzato, è questa l'impressione che mi sono fatto di tutto ciò, è una vita fatta di pace inverosimile, di vuoto, di silenzi di pareti silenziose, di gabbie elasticizzate. ogni tanto mi pare di sentire rumori venir fuori dal mondo. Ogni tanto sento dentro di me strane voci, non so più se sono miei io deformi, se sto diventando pazzo, non so neanche perché sono qui, chi sono, mi sento di non appartenermi, di essere legato totalmente ed inestricabilmente a qualche oscura forza superiore. Tutto qui è una continua danza tantrica, un incessante ritmo ossessivo. Sento che la mia ora sta per arrivare, sento che i miei giorni qui dentro stanno per terminare, sento che è la fine. Ho paura, non so cosa ci sarà poi, forse semplicemente niente. Che senso ha aver vissuto tutto questo inutile tempo a vagare senza meta per questo acquario. Mi sento mancare le forze, mi sento tutto d'un tratto prosciugato, intontito soffocato, tutto sta per terminare ed io non so neanche che razza di senso abbia avuto, quando è stato il giorno in cui mi sono ritrovato qui dentro. E dopo? magari ritroverò tutte queste voci confuse nella mia testa, i miei angeli custodi che mi guideranno per qualche paradiso. Chissà se ricorderò qualcosa di tutto questo mondo assurdo. Sta per finire, l'acqua intorno a me sta diminuendo lo sento, soffocherò, morirò in modo atroce, tutto sta per cadermi addosso e le forze mi vengono meno. La fine, eccola quindi, le ultime gocce d'acqua stanno per scomparire verso questo canale prosciugatore ed io? non posso rimanere qui a marcire, devo trovare una via d'uscita o impazzirò qui dentro. Sento l'aria mancare, devo dirigermi verso quell'oscuro tunnel, dove è scomparsa tutta quell'acqua magari è lì il paradiso, l'immenso mare in cui annegare, si vado è l'unica speranza, inizio a scivolare nelle pareti viscide del tunnel facendomi strada sfinito passo dopo passo, vedo una luce lì in fondo ecco sto per vederla, la beata fine, eccola! Sento tirare il mio filo della pancia, non posso andare oltre, devo scegliere, o tirare definitivamente il mio filo, spezzarlo e tuffarmi nel mare della tranquillità o rimanere qui, attaccato a questo assurdo mondo, in fondo l'ho amato questo mondo, in fondo mi mancherà, mi giro a vederlo un'ultima volta, una piccola lacrima mi solca la guancia. Mi rigiro, quella luce e immensa non posso resistere, mi tuffo. Il tubo si stacca. La luce!...
Una strana creatura, enorme, mi prende delicatamente. La luce mi abbaglia, sono frastornato, cos'è? tutto questo? dove sono? La strana creatura mi capovolge a testa in giù mi sento colpire e d'improvviso una sensazione mai provata prima. Sento infilare dentro di me del vento, e poi uscire fuori violentemente. Terribile ed allo stesso tempo meraviglioso, non posso più smettere ecco ora piango piango fragorosamente, è fatta ora posso nuotare, è fatta respiro!
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mercoledì 16 dicembre 2009

Ma cosa vuoi che ti dica


Alle volte devo apparire davvero strano, alle volte mi dico, ma io sono pazzo. Il fatto è un po' complicato, non so se avete presente quando state molto tempo da soli e tutto parla lì nella testa e basta. Intere discussioni, voci accavallate e discorsi mai finiti tutti lì nella testa inesplicabili, codici comunicativi irreali e tutti suoi. Ma dopo appare difficile comunicare con qualsiasi umano, sei un pazzo. Di più v'è proprio un gap comunicativo, una difficoltà d'esprimere qualcosa che, dio santo è ovvio è tutto lì nella testa. E vallo a spiegare a quello lì che è tutto un complesso di cose che fa si che io mi trovi qui. D'altronde la chiamano pazzia. Dico la gente che passa troppo tempo isolata, cioè il problema è tutto lì in discussioni e ammiccamenti, lì al piano di sopra, e tu entri in quella comunicazione altra che diviene difficile poi poter esprimersi secondo il modello logico corrente, sei uno straniero che cerca di orientarsi con quelle poche parole che ricorda di quella lingua umana, cercando di farsi capire. Ma cosa vuoi che ti dica, preferisco star zitto, ho gente qui che parla nella testa. Lo so posso apparire taciturno ed in fondo lo sono, ma spesso lo considero un pregio, il calibrare le parole, specie oggi. "Ma tu non parli mai?" Ma sai, ho un universo che mi parla qui dentro, scusa se non ascolto i tuoi fonemi vivaci. E quindi cosa vuoi che ti dica di più, forse dovrei fare l'attore e lasciarmi parlare incostantemente. Ma queste parole sono colpi di fucile qui dritte allo stomaco, e allora qui io ora taccio.
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sabato 12 dicembre 2009

Inglisc for iu


L'imperialismo si espande anche e sopratutto attraverso il linguaggio. "Le parole sono importanti" diceva Moretti "chi parla male pensa male e vive male". Il linguaggio tutt'altro dall'essere un mero codice comunicativo contiene in se un universo simbolico e culturale, lo sanno bene i mediatori linguistici che non basta tradurre letteralmente qualcosa, bisogna essere in grado di comunicare tutto ciò che c'è dietro alle parole alle espressioni, il suo retroterra culturale. La globalizzazione capitalista quindi si espande nelle sue forme imperiali non solo attraverso il mercato, le guerre, gli stili di vita, ma anche e sopratutto attraverso la lingua, perchè modificare il linguaggio di una popolazione significa stravolgere pesantemente il suo universo simbolico e culturale, significa eliminare sfumature concettuali o immetterne di nuovi, significa rimodellare la descrizione del mondo secondo canoni nuovi. Canoni imposti dal paese dominante. In 1984 la Neolingua aveva la funzione di ristrutturare il pensiero umano secondo i canoni del SocIng, ma non solo, funzione fondamentale era rendere impossibile la creazione di pensieri eretici, per il solo motivo che erano impensabili in quanto indefinibili. "La parola libero esisteva ancora in Neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come "Questo cane è libero da pulci" oppure "Questo campo è libero da erbacce". Ma non poteva essere usata nell'antico significato di "politicamente libero" o "intellettualmente libero" dal momento che la libertà politica ed intellettuale non esisteva più, nemmeno come concetto, ed era quindi, di necessità, priva di una parola per esprimerla [...] La Neolingua era intesa non ad estendere, ma a diminuire le possibilità di pensiero; si veniva incontro a questo fine appunto, indirettamente, col ridurre al minimo la scelta delle parole." La facilità e la noncuranza con cui in Italia, paese in cui pochi conoscono l'inglese, si usa sostituire termini presenti nel vocabolario con più accattivanti suoni anglofoni, la dice tutta sul pericolo non solo linguistico ma evidentemente culturale a cui si va incontro. "Trend negativo io non parlo cosi" diceva sempre il caro Moretti. Ed è con questa incuranza che in conferenze, dibattiti, seminari, assemblee, meeting, club, happy hour e incontri di team, vediamo esplodere una fluorescenza di termini che ci rendono più internescional: alle 10,30 è previsto un coffe break presso la hall del Bad and Breakfast in cui sarà possibile confrontarsi sul Know out dei policy maker del territorio. I manager devono tener conto delle esigenze degli stakeholder nel programmare il proprio business plan attraverso la conoscenza del feedback. Presso l'infopoint potrete rivolgervi in qualsiasi momento o chiamare al numero di Call center in cui una centralinista vi collegherà al server del computer libero. E potrei continuare per ore. All'inizio era solo Ok, poi a partire dalla caduta del muro un'invasione di parole ha attraversato il tacco, sostituendo e strozzando termini ancora troppo latini e tardo romantici per una new economy. La guerra delle parole è appena iniziata tocca a noi resistere, tocca a noi non perpetrare la morte dei termini. Non vorrei che questo appaia come un futile proclama nazionalista, so benissimo come la lingua nasce dall'intreccio culturale, ma l'appiattimento unipolare rende necessaria una strenua difesa. Ogni volta che vi troverete di fronte a inglesismi che vi affrontano, toccherà a voi scegliere quale termine usare, toccherà a voi usare le parole come spadaccini, solo a voi decidere fra coffe breack e pausa caffè, nonsotante il suo suono poco efficente ed italofannullone.
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martedì 8 dicembre 2009

Nel ritmo folle del Jaaazz!


da leggere ascoltando questo brano

"Un'altro Scotch Fred" quello sgabello era troppo poco per due. Scese di soppianto Paul per potersi reggere meglio sulle sue due gambe molli d'alcol. Ma non era facile, no Paul, c'era il Jaaaaazz! "Un'altro Scotch Fred, che questa notte...è Jaaaazz!" quel ghiaccio cosi bianco si chiedeva cosa diavolo ci facesse in quel acquario d'ambra con 40 gradi fumosi di Jaaaazz! Paul non voleva scivolare su quel pavimento appiccicoso d'unto, ma era il Jaaaaaz! era il Jaaaazz! che muoveva le sue gambe molli oh Jaaaazz! Paul si posizionò bene il capello su quel suo capo bollente, la cenere cadeva sola dalla sigaretta immobile sulle labbra di Paul mentre la testa roteava ... Jaaaaz! Quel maledetto Charleston ce l'aveva proprio con lui povero Paul. Ma quella creatura in rosso colpì li dritto nello stomaco l'occhio vibrante di Paul, non sapeva se era Jaaaaazz! Ma era una danza che lo attirò a lei. Povero Paul li incastrato in quello strano incantesimo. Fu un attimo di sguardi fra i due. Non c'erano parole era solo Jaaaazz! Un ritmo primitivo fatto di odori, i due s'annusarono a lungo nel ritmo selvaggio del Jaaaaazz! I suoi capelli bagnati finirono nella bocca del povero Paul che provò a succhiare quella creatura, ma era solo Jaaazz! Il cubetto di ghiaccio esalava il suo ultimo respiro in quell'ardente Scotch, un sorso nella gola arida di Paul d'acqua spigolosa, quello Scotch, era Jaaaaz! Quella fottuta danza volava, il rullante massaggiava quei cuori inermi, quel piano martellava li sulle tempie rigonfie, le sue corde acide. Era Jaazz! i due oramai in trance nella febbre amara del jaaaazz. Labbra secche di Paul. Una goccia di Scotch scivolava su quelle carnose di lei. Fu una leggera pressione fra quelle carni, che scivolarono fluide in quella goccia di Scotch. Nel ritmo folle del Jaaaazz! I due corpi ormai non esistevano più avvinghiati, evaporati nel ritmo caldo del Jaaazz! Povero, innocente Paul, perso in quella tundra fumosa di Jaaaazz! Lingue infuocate sgorganti di saliva mescolavano le loro anime in quel giro di basso che tirava cazzotti lì dritti allo stomaco. In quel locale bagnato di Scotch riscaldati, non esistevano parole, nel ritmo dissacrante del Jaaazz quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare.


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venerdì 4 dicembre 2009

Una 44 magnum al Bari


"Il Bari ha bisogno di una punta decente" Jack lo guardo fisso nelle sue pupille lucide di paura mentre la sua 44 magnum premeva sul suo addome. "Come diavolo pensi che si possa fare un campionato decente senza una cazzo di punta che metta dentro quella merda di palla Tom?!" Tom sudava freddo, in quel fetido garage. Tom non c'entrava niente con quei tipi, Tom non aveva mai avuto a che fare con quegli stronzi, Tom filava dritto, filava, Tom era sempre stato un ragazzo modello, bravo a scuola, brillante al college, un buon lavoro. Ma ora era lì Tom con una 44 magnum sull'addome. Era lì Tom mentre quel pazzo di Jack continuava a guardarlo fisso negli occhi. "Voglio dire, il gioco c'è, porca puttana se c'è, erano anni che non si vedeva un Bari che giocava cosi, è in grado di rincoglionire chiunque, inizia a giocare quella palla e pam-pam-pam-pam, la girano in continuazione finche quei bastardi non capiscono più niente, poi una volta arrivati li sotto porta? Niente. Barreto ormai sbaglia un gol dopo l'altro, iniziano a fare giochini sotto porta, ma cristo buttala dentro no? Buttala! Ormai siamo aggrappati a Kutuzov e ho detto tutto! Per non parlare di Alvarez poi. Capisci serve una merdosa punta li sotto, nient'altro, una merdosa punta del cazzo che la ficchi dentro quella palla! Mi segui Tom? Mi segui?" - Tom con la voce un po' tremante cerco di assecondarlo - "Certo, certo Jack, hai ragione serve una punta, ma sta calmo ora, voglio dire, che bisogno c'è di quella pist..." Jack riprese ad urlare, spostò la 44 magnum dall'addome al collo "Che bisogno c'è Tom! Che bisogno c'è? Te lo dico io che bisogno c'è! Quel cazzo di programma per entrare nella banca dati della PharmPool non entra neanche nel buco del culo di tua madre lo sai lurido stronzo! Che cazzo di programma di merda c'hai venduto fottuta testa di minchia! Pensi che ti paghiamo 100.000 testoni per questo programma del cazzo?!" Tom tremava, non avrebbe dovuto ficcarsi in quel pasticcio, non avrebbe dovuto aver niente a che fare con quella gente, quella è gente cazzuta, gente che spara senza tanti problemi, e lui ora era in un fottutissimo casino, ma 100.000 testoni sono pur sempre 100.000 testoni. Cosa avrebbe potuto dire o fare? in quella situazione di merda? "Scusa Jack ma, giuro ho studiato la banca dati per mesi, quel programma era buono, io stesso ci sono entrato una volta, devono aver cambiato sistema, cazzo non c'è altra soluzione Jack, qualcuno deve aver cantato e quelli hanno cambiato il sistema, o avranno bloccato la banca dati, ti prego Jack, dammi 2 settimane, 2 cazzo di settimane e giuro che trovo il problema". Tom era bagnato fradicio di sudore, se la stava letteralmente facendo addosso, o cristo se se la stava facendo addosso, sentiva i suoi battiti cardiaci riverberarsi lungo la canna della 44 magnum puntata sul collo. Jack voltò la testa per un attimo, come a pensare ciò che gli aveva detto per bene, poi spazientito tolse la 44 magnum dal collo, con la mano destra agguantò Tom per la camicia lo sollevò di qualche centimetro e iniziò a sussurrargli piano "Vuoi dire che mi hanno fottuto e? Vuoi dire qualche stronzo a spifferato tutto? Allora stammi a sentire stronzetto, io ora manderò i miei informatori in giro a scoprire qualcosa, e se scopro che nessuno ha parlato, quant'è vero che questa 44 magnum è in grado di traforarti le palle, io ti vengo a cercare in una settimana e se in questa settimana non sei stato in grado di farmi un cazzo di programma decente in grado di entrare in quella fottuta banca dati. Tu sei morto!" Lo scaraventò per terra e gli lanciò un calcio violento alla bocca dello stomaco. Tom era li dolorante su quel pavimento bagnato, ma vivo, con del sangue che si versava dalla bocca ma vivo cazzo. Jack si diresse verso l'uscita di quel fetido garage, accese la sua Luchy Strike, diede una forte boccata, trattenne un po' il respiro e poi butto fuori. Fuuuuuu! "Te l'ho detto Tom serve una punta al Bari. Serve una cazzo di punta".



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lunedì 30 novembre 2009

Perchè i Vendoliani amano Meg...e altre cose


Cari lettori, è venuto il tempo di parlarne. Non l'avete voluto voi, non l'ho voluto io. Mi s'è imposto dalla storia il compito di scrivere questo post. Un tema che ho ormai elaborato da tempo e che tutta una serie di coincidenze cosmiche hanno fatto si che trovassero piena formulazione qui ed ora ed allora iniziamo questo viaggio che ci porterà alla scoperta di mondi inesplorati.
Se dobbiamo trovare un punto di partenza a tutta questa storia è l'ineluttabile frammentazione e divisione sociale a cui tutto è condannato in un processo entropico continuo che ha caratterizzato il'900 in diversi aspetti della sua vita. Fenomeno che probabilmente potrebbe trovare la sua origine con la Rivoluzione Industriale, ma divaghiamo non è questo il punto.
Esiste cari miei lettori in questo preciso periodo storico un rapporto sottile fra i 99 Posse, Rifondazione, Meg e Vendola-MPS-SinistraeLinertàEcologiaecc. Lo so lo so siete sgomenti, ma andiamo per gradi.
Iniziamo invitandovi a fare un piccolo esperimento a casa (attenzione bimbi se dovete farlo, fatevi accompagnare da un adulto) andate da amici, conoscenti, compagni iscritti o simpatizzanti Vendoliani e chiedete loro: "cosa ne pensi dei nuovi 99 Posse? e cosa ne pensi di Meg?" Quasi sempre alla prima domanda hanno già risposto per tutte e due e cioè: "Si, ma i 99 Posse senza Meg non sono più i 99 Posse" oppure "Senza Meg dove credono di andare" o magari "A si finalmente si sono riuniti, ma manca Meg". Il che quasi sempre quindi coincide con una entusiasmante opzione sulle nuove esperienze soliste di Meg. Ora quasi sempre, a meno che non abbiate a che fare con un grassiano, se chiedete ad un rifondarolo (penso che possa valere anche per Sinistra Critica, PdAC, PCL, ma non ci ho ancora provato) ti risponderà che è contentissimo del ritorno dei 99 Posse, e che Meg se ne può andare a cagare, visto che s'è svenduta al mercato discografico. Questo in sommi capi. Ora volete sapere perchè questo? Io amo riassumere il tutto in una semplice equazione: Rifondazione : Vendola = 99 Posse : Meg.
Sia i 99 Posse che Rifondazione di fatto hanno subito una scissione di una parte fondamentale, originariamente non presente. Nel caso dei 99 Posse fisicamente in quanto Meg entra nel '99, per quanto riguarda Rifondazione la parte Bertinottiana emerge pesantemente dopo la scissione del '98 e comunque maturerà anni, prima di giungere al Vendolismo. Ma fosse fin qui non c'è niente di strano, avremmo potuto citarne migliaia di gruppi che hanno subito scissioni, dov'è il punto cruciale che lega questi due mondi? Il fulcro che fa propendere i vendoliani per Meg e i rifondaroli per i 99 Posse, è un fatto dato da un rapporto intimo che ha a che vedere anche con la ferrettiana forma e sostanza. I 99 Posse sono stati per anni una formazione antagonista italiana, nata dai movimenti dei centri sociali. Qui di certo non sono mancati i gruppi e le band musicali che hanno portato avanti canzoni contro e di lotta, ma per la maggior parte sono rimaste di nicchia. Anche i 99 Posse nonostante il grandissimo successo che sin dall'inizio hanno ottenuto ad un certo punto della loro carriera si sono detti: Ok facciamo canzoni antagoniste, abbiamo il nostro pubblico, il nostro seguito ecc., ma questo non basta, per avere una funzione massimamente politica è necessario che entriamo nel circuito di massa rompendo la gabbia della nicchia. Ed è qui che esce fuori Meg, vale a dire ricontaminare il genere e rinnovare il gruppo (anche grazie all'avvicinamento all'elettronica) e immettere una voce melodica, con una sonorità più radiofonica, che possa permetterci di portare il nostro messaggio al magggior numero di persone. Stop. Ora facciamo un salto dalle parti di Rifondazione, se ci pensate su, la parabola che porta da Cossutta a Genova (per intenderci) è più o meno la stessa. Vale a dire, Ok noi siamo un partito comunista, che riporta avanti i temi dell'uguaglianza, della solidarietà, delle lotte operaie ecc. e questo siamo riusciti a farlo egregiamente dall'inizio dell'esistenza (basti pensare ai risultati che prendeva negli anni '90). Ora però specie in un mondo globalizzato e drogato dall'ideologia del libero mercato, è arrivato il momento di contaminarci positivamente provando a Rifondare il comunismo attraverso il rapporto con i movimenti, rompere la gabbia della nicchia, rifondazione rinuncia al suo messaggio vecchio e ottocentesco e "immette una voce melodica, con una sonorità più radiofonica, che possa permetterci di portare il nostro messaggio al maggior numero di persone". Ora i più svegli di voi avranno capito subito che fra i movimenti e Meg v'è una correlazione molto intensa, la stessa fra Vendoliani e Meg, data dal fatto che per quanto teoricamente extraparlamentari i movimenti sono quasi sempre più moderati dei Partiti Comunisti che disprezzano, per lo meno questo la storia insegna, la maggior parte di quei movimenti oggi non esiste più, o hanno trovato un lavoro, o dopo essere passati dal Bertinottismo rifondarolo sono ora affascinati dal nuovismo vendoliano o c'è chi come Casarini s'è aperto una partita IVA e fa le lotte per non pagare le tasse. Ma torniamo a noi. Dopo Genova i 99 Posse e Rifondazione inizia una parabola discendente, fatta di lacerazioni interne, divisioni e leaderismi. Questo porta allo scioglimento dei 99 Posse dove ognuno seguirà la sua strada (Zulù negli AlMukawama) e ad una fase in rifondazione caratterizzata da una gestione del partito a maggioranza con l'ingessamento delle minoranze e la costituzioni di partiti nel partito, lacerazioni, vendette ecc. Tutto ciò si conclude sull'altare del governo Prodi. Dopo rifondazione risponderà ad una domanda molto più pregnante che sconvolge gli equilibri interni: Continuare ad essere un Rifondazione o sciogliersi in una sinistra diffusa e generica? Continuare ad essere un partito antagonista, un partito di lotta, un partito d'alternativa di sistema? o adeguarsi al miglioramento dell'esistente, all'accettazione del capitalismo globalizzato? Questa domanda ha portato alla scissione fra Rifondazione e i Vendoliani, fra chi inevitabilmente legato alla sostanza di un progetto politico che pensa un'altra società, e chi legato alla forma di una generica sinistra unita decorata da belle parole. Probabilmente non è un caso, anzi non lo è affatto, che i 99 Posse proprio in questo periodo decidano di ricostituirsi, con una formazione scarna, senza Meg che ha abbandonato i temi di lotta per abbracciare una solista carriera melodica (ovviamente fantastica), e gli stessi 99 Posse si sono trovati quindi di fronte alla scelta fra forma e sostanza, scegliendo la prima e abbandonando le belle voci. Sul loro sito spiegano il perchè del ritorno, dopo aver elencato i noti motivi di decadimento sociale e politico del paese dopo il loro addio affermano: "In questa situazione la voce di una band che si è sempre schierata dalla parte dei più deboli e dei meno garantiti vuole tornare a essere un punto di riferimento per tutti quelli che non si stancano di sognare e lottare per un mondo diverso e migliore." Sostanza. Per finire quindi le sorti dei 99 Posse e di Rifondazione si trovano oggi di fronte ad una sfida enorme ma affine, quella cioè di poter tornare ad essere ciò che erano rinnovandosi. Se saranno la caricatura di loro stessi e del loro passato, non hanno futuro e i loro giorni sono segnati, se invece sapranno sul loro solco creare il nuovo, solo allora avranno vinto la sfida. Entrambi nella loro storia si sono rinnovati spesso, per sonorità e personale, e quel rinnovarsi restando sè stessi, gli ha permesso di diventeare ciò che sono, o ciò che erano, ora la sfida è tutta in salita, so che potrete farcela 99 Posse, ve lo chiede il partito.



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venerdì 27 novembre 2009

Salviettine Sprint&Far


"Salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano”. Oddio aveva davvero qualcosa di orribilmente stupido quell’eterno ritornello che ad ogni cliente mi toccava ripetere. Una liturgia patetica, vuota ed inutile che ad ogni contatto umano come macchina programmata riesumava dalla mia bocca. Visto dal di fuori la cosa doveva apparire davvero folle. Un formicaio di gente impazzita che si muoveva frenetica a recuperare le sue briciole di cibo dagli scaffali, senza alcun minimo contatto umano. Vero. Eccone un altro. "Salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano". "No, no!". Ha del folle tutto ciò che senso ha? Che motivo ha venire al mondo per incontrarsi in un postaccio del genere e dirsi: "Salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano” - "No grazie". Non sarebbe più naturale fermare un uomo e dirgli "Lei dove andava all'elementari"? o "Qual'era il suo fumetto preferito da piccolo?" o magari dire "Sa, io a nove anni per una scommessa ingoiai 3 lumache vive". Eppure è tutto cosi assurdo, e l'unica cosa logica che viene da dire in questo ipermercato fornito di ogni desiderio pubblcitario immaginabile è "Salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano”. No, no, questo posto non può essere vero, non può davvero andare cosi, questo posto è opera del diavolo, bisognerebbe scuotere ognuna di queste formiche e gridagli "Svegliaa è tutto un fottuto grande inganno! Ti tanno fottendo la vita fra le merendine, il libro di Vespa, il tappetino della macchina, il navigatore satellitare e queste stramaledette salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano!". Ma tutto ciò non avrebbe alcun senso. Questo luogo non esiste. Questo posto è un'astrazione umana fatta realtà. È la sospensione di qualsiasi legge terrena, biologica, umana. È utopia allo stato puro. Non esiste se non per transazione di denaro. Questo luogo semplicemente non è. Non ha corpo, non ha pareti, ha solo scaffali senza decorazione, senza quadri, senza disegni, senza ricami. Solo il prodotto. Solo salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano. Ecco una madre corposa col suo figlioletto che tira costantemente dalle mille sirene appariscenti, mentre lui impazzito urla a tutta forza. "Ulsse non piangere, o se proprio devi, fallo con le salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano". Persino Ulisse mi rifiuta. Neanche come sirena vaglo granchè. Sarà colpa del mio aspetto poco rassicurante o delle salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano? Vallo a capire. Ecco finità un'altra inutile giornata di nulla. Ecco finita la mia discesa quotidiana nel mondo che non c'è. Un'infero di volti assonnati che vagano nel non luogo. Sfinito mi incammino verso l'uscita. Mi fermo, una porta scorrevole mi toglie l'arduo compito di sforzare il mio braccio destro. Esco. Ritornato nel mondo. Ritornato fra porte che si aprono a mano, saluti, richieste, domande, interessi personali, i come stai? I come và? I e Anna che dice? Lavora ancora li? Infilo la chiave dell'auto. Parte esco spedito dalla catena di montaggio inesistente per correre veloce verso l'amata casa. Mi fermo al semaforo. È rosso. Un marocchino mi busta al finestrino cercando di vendermi i suoi fazzoletti di carta. Abbasso il finestrino e con un sorrisetto di chi la sà lunga gli dico mi spiace, io uso solo salviettine asciugatutto Sprint&Far la vostra riserva di freschezza sempre a portata di mano. Rialzo il finestrino e riparto spedito. Che bello tornare nella vita vera.



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giovedì 26 novembre 2009

Gutenberg e la chat di Facebook


Insomma questo blog è stato fatto, ora non è che dici cheuno fa un blog e allora è tutto apposto, e no perché poi ci devi scrivere in questo blog e voi sapete meglio di me (o no?) che la pagina bianca impone nello scrittore un blocco, un'ansia da prestazione, cosi come la tela bianca del pittore, che se tu glie lo chiedi al pittore, fosse per lui esporrebbe quella tela bianca cosi com'è, ma non perché al pittore non va di fare un cazzo (ops si possono dire le parolacce in internet?), o perché cerca le ultime stramberie post neoiste per poter essere ancora un po’ moderno. No semplicemente perché lui veramente vede in quella tela bianca la purezza della tela che ancora non è! e quindi può essere tutto! È l’immacolata concezione! Cioè può essere tutto, può essere la Gioconda, cosi come una natura morta da appendere in salotto. Roba da uscirne pazzi. E lo stesso vale per me ora. Cioè fosse per me farei un blog senza post, solo che poi uno i commenti dove ce li mette? E a cosa poi? Mah! Cosi mi son detto proviamo a scrivere chissà che le cose non vengano da sé, tutt’al più parliamo di niente, che rimane una della arti più nobili del genere umano. E infatti se ci pensate voi ora siete li a leggere sta cosa per capire sto pazzo dove vuole andare a parare (o forse avete già capito che non andremo a parare da nessuna parte, in tal caso compiacetevene con ghigni e spallucce) e io sono qui a scrivere questa cosa fino a quando avrà raggiunto una lunghezza tale da poter apparire bello sul blog. Diciamo una carta da parati per post. Sarebbe una bella idea se ci pensate, cioè mettete tutti quel blog di persone varie, di pazzi che come me vogliono parlare un po’ di tutto quello che gli gira ma poi inevitabilmente arrivano i momenti in cui magari per una ragione o per l’altra non sa più che scrivere, allora tu chiami un imbianchino di blog e ti fai mettere una bella carta da parati per post. Giusto per dire, ma voi lo sapete che prima di Gutenberg la comunicazione di massa era di fatto affidata alle arti figurative e quindi alla Chiesa? Cioè la maggior parte delle persone non sapeva né leggere né scrivere e allora per imporre il proprio mondo di idee i mass media, rappresentati dalle Chiese, dipingevano ciò che bisognava capire del mondo. E magari uno ora entra in una Chiesa e vede disegnati tutti questi santi di cui a malapena conosce l’identità e attorno tutta una serie di allusioni e simboli a chissà che cosa. Simboli che all’epoca tutti capivano semplicemente e immediatamente e per noi invece sono dei rebus. Già immaginate cosa devono essere le Chiese pieni di rebus sulle facciate, immaginate la Cappella Sistina: vari disegni incomprensibili con in mezzo una D, una V e un LE alla fine. E poi una strana dicitura sotto (Fr. 8 10). E poi mi immagino tutti questi critici d’arte che entrano con il capo rivolto al cielo e cercano di risolvere questo strano rebus : “Giii Giudiii Giudifra..no mmm.. com’è aspetta aspetta la so: Giudizio Universale!”. Ora tutto questo per dire cosa? Immaginate un universo parallelo senza Gutenberg e senza la stampa a caratteri mobili, e provate a immaginare cosa possa essere internet senza parole, solo con immagini. Per prima cosa nella Chat di Messanger tutti utilizzerebbero l’impostazione Penna piuttosto che scrivere normalmente e tutti comunicherebbero con disegni, o ancor peggio con emoticon. Facebook è meglio non immaginarlo, ma pensate i blog, cosa sarebbero. Solo foto, disegni, creati con Photoshop. Anzi al posto di Word, tutti dovrebbero saper utilizzare Photoshop per comunicare, per fare il vostro curriculum vitae, dove disegnereste i passi salienti della vostra vita e carriera, magari a titoli di studio mettereste la vostra foto di laurea, a esperienze lavorative una foto del vostro luogo di lavoro, ecc. Insomma un altro mondo possibile. Beh io ora posso ritenermi soddisfatto, la lunghezza credo che possa andare bene e questo post finisce qui.

Il Finimmondo

Anno 2354, le forze di occupazione degli Umani Riunificati dopo decenni di scontri tentano l'assalto alle truppe dei Fratelli Universali che controllano ormai da un secolo l'intera area Afro-Asiatica. Nel tentativo estremo di porre fine al conflitto gli scienziati degli Umani Riunificati danno vita ad un arma in grado di distruggere l'intero Universo: La bomba Spazio-Temporale. Una Bomba in grado di travogere l'intero spazio-tempo facendolo implodere su se stesso e rimescolando l'intera storia universale nel nulla quotidiano.

Il Finimmondo!

Questo Blog (o come dir si voglia) è l'uranio impoverito in grado di spezzare le catene del firmamento e farne un reality show a puntate.

Questo Blog (o ditelo pure) è la reincarnazione del Blog (o blogga) antistorico Atto/azione morto d'asfissia in un'ora d'aria.

Questo Blog (o Adalgisa se volete) si pone la presunzione di esprimersi su tutto lo scivolo umano senza averne la benchèminima cognizione di causa.

Note a piedi pagina

1-Questo Blog (o Teocrazia illuminata se volete) si ritiene già d'ora parte lesa nella guerra dei commenti

2-Questo Blog (o Officina Autorizzata Martucci se volete) è parte attiva nella lotta contro l'inglesizzazione dei termini generici.