"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

domenica 10 aprile 2011

L'orologio svizzero



- Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac. -
Erano le 5:00 di pomeriggio, Frick avrebbe dovuto battere l’ora già da 10 minuti, ma continuò a segnare come se nulla fosse le 4:50.
- Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac. -
Il sig. Hilmer aveva un incontro d’affari con rappresentanti della Banca Elvetius per le 5:10, ma il suo orologio da taschino, lo costrinse ad un imperdonabile ritardo di ben 10 minuti. Gli affari erano andati a rotoli. Il sig. Hilmer decise che quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
- Quest’orologio è costantemente indietro, è totalmente inaffidabile! - Le lamentele del sig. Hilmer presso il Dipartimento Orologi Svizzeri furono durissime.
- Non sono certo un pignolo, ma da quando mi avete affidato questo Frick, è sempre fuori tempo. Non mi è mai capitato di vedere, né di sentir parlare, di orologi svizzeri con un simile comportamento asociale e irriverente. Esigo d’essere rimborsato con un orologio degno di questo nome e che prendiate seri provvedimenti nei confronti di questo esemplare, o il suo modello rappresenterà la peste per la nostra società.
Non era certo l’unica lamentela che i funzionari del Dipartimento ricevevano sul conto di Frick, ma decisero che quella sarebbe stata irrimediabilmente l’ultima. Il sig. Hilmer aveva ragione, quell’orologio ritardatario e asociale non era più il capriccio di una gioventù insofferente, al contrario, quell’errore meccanico era un pericolo per l’intera società svizzera. I provvedimenti che presero nei suoi confronti furono drastici: fu messo sotto un durissimo stato d’accusa da parte dei rappresentanti del Dipartimento, lo umiliarono nel profondo fino a togliergli la qualifica di orologio, lo ridussero ad una macchina irregolare, marchiato a vita come rifiuto. Per ripagare i ritardi che aveva portato durante la sua vita, fu rinchiuso in una cella d’isolamento extratemporale, per la durata di tempo terrestre equivalente al totale dei suoi ritardi: 2 anni, 5 mesi, 3 giorni, 12 ore e 42 secondi.
Terminata la sua pena l’ex orologio da taschino Frick fu deportato ai confini della città, nell’area destinata agli emarginati. Misconosciuto dalla società, costretto a vivere di stenti in compagnia di vecchie clessidre, antichi meridiani ed inutili ingranaggi creati in laboratorio, per dar vita a meccanismi più fortunati. Gli anni di isolamento ed il suo nuovo stato di inutilità sociale, lo portarono ad uno stato di disperazione, ormai le sue inutili lancette non si muovevano più, non segnava nessun’ora e per questo, neanche nessun ritardo. Era una macchina morta. Decise cosi di farla finita.
Tante volte Frick fantasticando con la mente l’aveva pensato:
- Se dovessi un giorno suicidarmi, vorrei farlo sulle rotaie di una ferrovia, calpestato dalle lame taglienti delle ruote, le mie lancette ed i miei ingranaggi salteranno via in un’esplosione di numeri.
Mai avrebbe immaginato che un giorno sarebbe successo davvero. Seduto su quelle fredde rotaie Frick pensava solo a che suono avrebbe avuto la sua morte e come sarebbe stato il sibilo del treno, poco prima di emanare il suo ultimo ticchettio. Mentre ormai, certo della sua fine, aspettava impaziente l’ultimo attimo, il vento appiccicò sul suo volto un foglio.
Era la pubblicità di una pizzeria al di là del confine, che il destino provvidenziale aveva fatto volare fin sotto alle sue lancette. Il volantino raffigurava la sagoma dell’Italia, con al centro una pizza fumante. Sotto una frase a cui Frick doveva la vita: «Non avere fretta. Non sei mai in ritardo per una Pizza italiana». Rimase immobile ad osservare la pubblicità, fu lo sbuffare del treno in lontananza che lo risveglio dal suo stupore. Saltò giù dai binari sventolando il volantino e gridando a squarciagola - Ecco la libertà, ecco la mia nuova vita. Italiaaa!!!
Non perse tempo e con la stessa determinazione con cui aveva deciso per la soluzione estrema, ora raggiante desiderava impazientemente di giungere in quella terra favolosa, dove avrebbe potuto essere finalmente un orologio libero e accettato da tutti.
Appena superata la frontiera Frick baciò la sua nuova terra. Ad attenderlo i funzionari di dogana chiesero le sue generalità ed effettuarono i controlli di rito. Frick spiegò loro che era giunto in Italia come esule politico e descrisse la sua triste sorte di orologio svizzero ritardatario. I funzionari furono subito colpiti da quella storia cosi straziante ed ingiusta e rassicurarono il povero Frick:
- Non si preoccupi, qui in Italia avrà tutta la protezione che merita.
All’interno dell’ufficio doganale, il povero orologio da taschino, attendeva seduto in sala d’aspetto sorseggiando un tè caldo. Guardandosi intorno provò subito una strana sensazione di piacevole straniamento. C’era qualcosa nell’aria che mai aveva visto prima. Il caos. Una confusione generale, ma favolosamente democratica. Nonostante quello fosse un ufficio di frontiera e poco frequentato, non poteva far a meno di notare come la gente si perdeva in un andirivieni confuso e disordinato. Carte e squilli di telefono si rincorrevano senza tregua.
Terminata la lunga trafila burocratica Frick, pronto per la nuova vita, decise di darsi un tono più professionale. Per prima cosa acquistò da un mercato delle pulci un vecchio frak ed un bastone da passeggio, barattandoli con l’ingranaggio di un vecchio pendolo. Cosi sistemato si ripromise di trovare finalmente un impiego che potesse renderlo fiero di sé. Aveva sentito dire dal pizzicagnolo che in paese c’era un ciabattino a cui probabilmente sarebbe potuto interessargli, si fece dare immediatamente l’indirizzo e si recò subito da lui. Si chiamava Giacomo, aveva una piccola bottega proprio in una traversa della piazza principale.
La porta era aperta, Frick entrò guardandosi intorno circospetto - C’è nessuno? - da una tenda sul fondo della stanza uscì un omone grosso e paffuto - Prego?
L’orologio da taschino si sistemò le lancette e si presentò:
- Salve mi chiamo Frick, mi ha mandato da lei il pizzicagnolo di Piazza delle Rose, sono un giovane orologio svizzero da taschino e vorrei sapere se per caso lei fosse interessato ai miei servigi – il ciabattino lo guardò con occhi minacciosi - No, no, per carità. Se c’è una cosa che detesto sono gli orologi, sanno solo incasinare la vita della gente e fargli perdere la tranquillità, li rende nevrotici, sempre a rincorrere il tempo.
L’orologio si sentì immediatamente messo sotto accusa, ma subito dopo pensò che forse quella era proprio la persona adatta per lui.
- Non giudichi dall’apparenza signore, sì è vero io sono un orologio svizzero, ma non sono come tutti gli altri, io sono sempre e costantemente in ritardo, probabilmente potrò far al caso suo, senza renderla schiava del tempo.
Cosi facendo Frick raccontò al ciabattino la sua triste storia, tanto da convincere Giacomo a dargli un’opportunità,
- Bene se è vero quel che dici, facciamo una prova, dimmi fra quanto suoneranno le campane delle chiesa? - Frick si guardò sul quadrante, ci pensò un po’ su e disse: - Fra 30 minuti signore.
Gli anni di prigionia e la lunga inattività amplificarono ancor di più il ritardo dell’orologio, ed appena 10 minuti dopo si sentirono suonare i rintocchi delle campane. Giacomo restò sbalordito:
- Fantastico, un orologio svizzero che scandisce un tempo costantemente sbagliato. È proprio quello che mi serviva, tu sei un dono. D’ora in poi la tua casa sarà il mio taschino - cosi facendo lo afferrò, alitò sul suo sportellino, lo lucidò con la manica della giacca e lo infilò nella tasca.
Gli occhi di Frick si illuminarono. Il suo cuore iniziò a battere forte e gioioso, le lancette ritornarono a segnare delle ore tutte sue, era di nuovo un orologio. Ora sapeva di poter essere finalmente felice.
Che paese fantastico questa libera e tollerante Italia.

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4 commenti:

  1. grazie, in realtà l'ispirazione mi è venuta da qui http://ideeperscrittori.blogspot.com/2011/02/lontano-da-qui.html#comments
    quindi grazie due volte :)

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  2. Ciao Rasputin, leggo per la prima volta il tuo blog..
    piacevolmente coinvolgente.

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  3. Grazie Marco. Mi fa molto piacere. Torna quando vuoi!

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