"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

lunedì 14 marzo 2011

La recita di Noè



“Sitting in an english garden waiting for the sun.
If the sun don’t come, you get a tan
From standing in the english rain.
I am the eggman, they are the eggmen.
I am the walrus, goo goo g’joob g’goo goo g’joob."
The Beatles


- Ludovic! Ludovic! Togli immediatamente i colori dal naso di Albatros! Non farmi arrabbiare!
- Maestra ha iniziato lui a mangiarmi il grembiule! Brutta faccia da tricheco!

La recita di carnevale del 1973 organizzata dalla scuola materna “Bonifacio VIII” prevedeva la rappresentazione dell’arca di Noè. Fu molto applaudita dal pubblico dei genitori, e si ritagliò anche un articolo sul settimanale di paese “La Voce Rauca”. Le maschere costruite dai bambini riproducevano i vari personaggi dell’evento biblico.

Tra i più grandi dell’ultimo anno, furono scelti i personaggi principali: a Rudolph Sacker, figlio del pasticciere di Albany Street, toccò la fortuna di interpretare Noè.

Ludvilla Comak, figlia di Judith Spencer e Matihius Comenad, entrambi impegnati nel mondo della moda - la prima come modella il secondo come grafico - si cimentò nelle vesti della moglie di Noè.

Toccò invece a Benjamin Torah, figlio del rabbino Isac Torah, impersonificare il figlio Cam.

Sem e Jafet invece, furono affidati ai fratelli Cojen: Fred e John Cojen, figli del proprietario del Casinò Fruit, di Loonfild. Fratelli Cojen già allora molto ricercati dall’altro sesso, per i loro esotici tratti apache.

A tutti gli altri bambini toccò il ruolo di animale. Ludovic Franker, classe 1969, insistette tantissimo per il Gatto; ruolo che dovette conquistare duramente con l’altro pretendente: Albatros Karagorik, la cui esistenza fu già marchiata, sin dall’età di 4 anni, grazie a quella recita. Il ruolo di tricheco gli restò impresso nell’anima.

- Dott. Francker! Dott. Francker! La prego non può stare qui deve spostarsi!

La voce graffiante dell’appuntato Carlong lo disconnesse dai suoi ricordi lontani. I suoi occhi nel frattempo, erano rimasti fermi a fissare la pozzanghera di sangue in cui era affogato l’ingegner Albatros Karagorik, faccia da tricheco. Vecchia spalla in una lontana recita scolastica.

La scena del delitto era alquanto confusa e indecifrabile, quasi che volesse confermare il rebus che era la vita di faccia da tricheco. La strada in cui era riversato il corpo, era cosparsa di proiettili. La scientifica ne individuò ben 79, ma di questi, nemmeno uno sfiorò l’ingegner Karagorik, il quale era disteso a pancia in giù, con una guancia spiaccicata al suolo ed il sangue che zampillava dalla schiena. Nella sua mano destra fu ritrovata una cassetta dei Jalisse, con dentro un messaggio: “Al mio profumoso ingegner tricky – con ardore e rispetto. Tua Lia”.

Accanto al cadavere la macabra firma dell’assassino. Una carta cambia colore di Uno.

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