"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

domenica 7 febbraio 2010

La bella addormentata nel box




Al quinto piano del palazzo presidenziale Tapioca, abitava ormai da due anni Mauro Battiluca, ex tennista in pensione. A dire il vero non è che fosse davvero un palazzo presidenziale, una volta quello stabile era un Hotel: Hotel Tapioca per l'appunto, soprannominato palazzo presidenziale perché pare che l'allora presidente della repubblica Mauro Mariamario vi andasse spesso a passare serate intime con qualche segretaria presidenziale e a volerla dire tutta Mauro Battiluca non era neanche un ex tennista, o meglio ogni tanto faceva qualche partita, ma lui per lo più era lo sparring partner di diversi tennisti famosi, ma veniva chiamato da tutti, il tennista. Mauro, dopo essersi messo in pausa s'era lasciato andare. Seguiva un regolare ritmo di alcolismo che gli permetteva di racimolare decine di bottiglie di whisky al mese e si era dato ormai da tempo all'arte del tabacco non convenzionale, come amava definirlo lui, vale a dire sigari e pipe. Quella sera Mauro aspettava visite. Si chiamava Flavia, una di quelle belle signore che l'età non più fresca rendeva ancora più appetibili ed intriganti. Flavia aveva una figlia ventenne, che ora studiava fuori. Cosi lei si dedicava fra piscine, massaggi shiatsu, corsi di cucina e yoga alla cura di sé. In tutti i sensi a dire il vero. L'aveva conosciuta Flavia nella sala d'aspetto di un chirurgo, lui aveva una maledetta unghia incarnita che gli dava la dannazione e lei, beh guarda caso lavorava lì. Gli entrò subito in testa Flavia, al primo sguardo. Capelli biondo tinti, tailleur nero con scolatura media a lasciar intravedere ciò che l'età ha benevolmente risparmiato al lento sfaldarsi del corpo. Sotto la scrivania collant neri che lasciavano in evidenza i suoi polpacci sodi. Ora l'aspettava lì, al quinto piano del palazzo presidenziale Tapioca, mentre si scolava una birra scura in lattina. Buttò giù tutto d'un sorso, schiacciò la lattina fra le mani e proprio allora squillò il telefono. Era lei. Come d'accordo aveva parcheggiato nel box del palazzo presidenziale ma sfortuna volle che appena uscita dalla macchina le fossero cadute le chiavi in una grata, lasciando cosi l'auto aperta. Mauro scese giù a cercare di recuperare le sue chiavi con un lungo ferro ed una calamita. Appena giù la vide disperata. Era da urlo. Era pazza. Le si avvicinò, la salutò e si mise subito all'opera per recuperare le chiavi. Porca miseria, era più difficile di quel che sembrava, le chiavi erano incastrate li in basso e non c'era verso di recuperarle. Dopo vari tentativi s'alzo sconfortato e disse "mi spiace credo che dovrai aspettare domattina per le chiavi". Probabilmente fu l'effetto congiunto di birra scura ed improvviso abbassamento della pressione dovuto al rapido sollevarsi che gli annebbiò per un attimo la vista. L'abbracciò possente e la baciò. Lei si lasciò prendere divertita e caddero tutti e due in auto. Lo fecero lì e fu meraviglioso. Si lasciarono andare, stettero li per qualche oretta ad immaginare delle stelle che da lì sotto non potevano vedere. Poi lo rifecero. Ogni tanto il vecchio Mauro Battiluca, ex tennista o per lo meno cosi lo chiamavano gli altri, sapeva il fatto suo. Si addormentarono. avvinghiati in quel box. La mattina dopo lui s'alzò silenzioso, tornò in appartamento, chiamò un ferramenta e preparò un caffè. Torno giù e la vide: la bella addormentata nel box.
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