Il compagno Dimitriev Slavscencko si trascinava per le strade larghe e deserte della capitale col suo impermeabile, di sovietica fattura, che strisciava sull'asfalto bagnato. Un'acquazzone scrosciante lo aveva reso ormai fradicio, mentre lui con la massima naturalezza e fugacia camminava spedito verso l'appuntamento atteso. Arrivò a due isolati dalla Piazza Rossa, l'appuntamento era al Caffè della Rivoluzione. Lì avrebbe dovuto incontrare l'uomo. Poche informazioni su di lui: statura media, quasi calvo, con baffi. Tanto bastava a capire chi fosse. In marzo nel Caffè della Rivoluzione a due isolati dalla Piazza Rossa alle 23.00 era difficile incontrare molti uomini di statura media, quasi calve e con baffi. Per andare sul sicuro poi c'era l'ovvia informazione. L'uomo era un Italiano.
Era arrivato, il compagno Dimitrev Slavscencko, aprì la porta del Caffè della Rivoluzione. Appena dritto di fronte a sé un gran bancone di legno, dietro un omaccione russo con le sue grosse mani e le sue dita nodose poggiate sul bancone, gli gettò un occhiata sospetta. Dietro di lui, dietro alle vodke ed alle birre sovietiche, capeggiava un grande ritratto di Lenin. "Buongiorno" sussurrò il compagno Slavscencko. "Buongiorno compagno" rispose il barista. Il compagno Slavscencko iniziò a vagare con lo sguardo in quel locale semideserto alla ricerca dell'uomo, ad un certo punto si fermò, gli parve di vederlo all'ultimo tavolino della sala seduto di spalle mentre sorseggiava un caffè lungo sfogliando la Pravda. Si avvicinò con passo lento ma deciso, si fermò appena alle sue spalle e lesse il grande titolo della Pravda "Il compagno Presidente Gorbačëv annuncia la fine della dottrina Brežnev - I Paesi satelliti saranno liberi di seguire la loro strada al socialismo". "Una bomba inevitabile che ne dice?" - esordì il compagno Slavscencko - "Certe strade sembrano semplici ed inevitabili dal principio, ma purtroppo il peso della storia può portarle a strapiombi e burroni. Evviva il compagno Gorbačëv!" - rispose l'italiano. Il compagno Slavscencko si accomodò alla sedia di fronte, gli porse la mano e disse "Suppongo che sia lei l'uomo, piacere Dimitriev Slavscencko" l'italiano con un mezzo sorriso gli porse la mano e ripose "Piacere io sono l'uomo, nome in codice Mario Sagniconti" il compagno Slavscencko sorrise "Cos'è un nome d'arte?" - "No -rispose l'uomo - un anagramma. Buona fortuna!" Il barista omaccione s'avvicinò al tavolo dei due "Desidera qualcosa compagno?" - "Una vodka liscia grazie" - "Subito, e per lei signore? desidera altro?" - "No grazie" rispose l'italiano. L'omaccione s'allontanò i due si guardarono negli occhi per un po'. Nel loro silenzio si registrava l'enormità di due uomini qualunque che guidavano la storia, quasi che essa narrasse sui loro corpi inerti, quasi che leggendola la storia, si potessero vedere i loro volti in controluce, lì seduti al Caffè della Rivoluzione, a due isolati dalla Piazza Rossa, uno con una tazza ormai vuota di caffè lungo, e l'altro con il suo bicchiere di vodka liscia. Dopo questa pausa d'obbligo il primo a parlare fu il compagno Slavscencko "Li ho qui. Lei capirà che l'importanza di questi documenti a livello internazionale e fra la Santa Sede, l'Italia e Mosca sono molto delicati, sa meglio di me cosa accadrebbe se si scoprisse l'intervento del KGB dietro l'attentato all'uomo bianco" L'italiano accese una Marlboro. Made in Italy. Lo scrutò fisso in volto e prosegui "Caro compagno Slavscencko lei sa perfettamente il motivo della mia presenza qui oggi, e sa benissimo che i nostri interessi sono affinché le relazioni fra Mosca e Roma, voglio dire il Vaticano si normalizzino, nel limite possibile di un Papa polacco che...lei sa meglio di me il suo ruolo in questa scacchiera" il compagno Slavscnecko annuì vigorosamente col capo, mentre l'italiano continuò "D'altronde lo vede anche lei cosa sta succedendo" - dice concitato mentre mostra la prima pagina della Pravda "Le cose ormai hanno preso una piega che ormai né io, né, lei, né il compagno Gorbačëv, né nessun'altro su questa terra può cambiare, la storia sta facendo il suo corso" poi fermandosi quasi a pesare bene le sue parole, quasi commuovendosi aggiunge "I sogni di liberazione di milioni di uomini, si stanno schiantando contro un muro eretto d'altrettanti uomini, taluni coraggiosi, taluni vigliacchi, taluni sanguinari, taluni opportunisti, taluni assetati, taluni ancora possibilisti. Il tempo sta per scadere compagno Slavscencko. Non abbiate paura questi documenti verranno protetti. Ormai il dado è tratto". Il compagno Slavscencko lo guardò con occhi commossi, prese la sua valigetta e glie la porse, l'italiano la prese con vigore e dopo un'attimo di stretta reciproca il compagno Slavscencko la mollò. Si alzo con calma si infilò il suo impermeabile ormai asciutto e aggiunse, portandosi le mani al cappello "Saluti compagno italiano!" l'ometto ricambiò "Saluti Compagno Slavscencko, alla prossima Utopia. Ah e non si disturbi per quella vodka...è offerta da me".
Era arrivato, il compagno Dimitrev Slavscencko, aprì la porta del Caffè della Rivoluzione. Appena dritto di fronte a sé un gran bancone di legno, dietro un omaccione russo con le sue grosse mani e le sue dita nodose poggiate sul bancone, gli gettò un occhiata sospetta. Dietro di lui, dietro alle vodke ed alle birre sovietiche, capeggiava un grande ritratto di Lenin. "Buongiorno" sussurrò il compagno Slavscencko. "Buongiorno compagno" rispose il barista. Il compagno Slavscencko iniziò a vagare con lo sguardo in quel locale semideserto alla ricerca dell'uomo, ad un certo punto si fermò, gli parve di vederlo all'ultimo tavolino della sala seduto di spalle mentre sorseggiava un caffè lungo sfogliando la Pravda. Si avvicinò con passo lento ma deciso, si fermò appena alle sue spalle e lesse il grande titolo della Pravda "Il compagno Presidente Gorbačëv annuncia la fine della dottrina Brežnev - I Paesi satelliti saranno liberi di seguire la loro strada al socialismo". "Una bomba inevitabile che ne dice?" - esordì il compagno Slavscencko - "Certe strade sembrano semplici ed inevitabili dal principio, ma purtroppo il peso della storia può portarle a strapiombi e burroni. Evviva il compagno Gorbačëv!" - rispose l'italiano. Il compagno Slavscencko si accomodò alla sedia di fronte, gli porse la mano e disse "Suppongo che sia lei l'uomo, piacere Dimitriev Slavscencko" l'italiano con un mezzo sorriso gli porse la mano e ripose "Piacere io sono l'uomo, nome in codice Mario Sagniconti" il compagno Slavscencko sorrise "Cos'è un nome d'arte?" - "No -rispose l'uomo - un anagramma. Buona fortuna!" Il barista omaccione s'avvicinò al tavolo dei due "Desidera qualcosa compagno?" - "Una vodka liscia grazie" - "Subito, e per lei signore? desidera altro?" - "No grazie" rispose l'italiano. L'omaccione s'allontanò i due si guardarono negli occhi per un po'. Nel loro silenzio si registrava l'enormità di due uomini qualunque che guidavano la storia, quasi che essa narrasse sui loro corpi inerti, quasi che leggendola la storia, si potessero vedere i loro volti in controluce, lì seduti al Caffè della Rivoluzione, a due isolati dalla Piazza Rossa, uno con una tazza ormai vuota di caffè lungo, e l'altro con il suo bicchiere di vodka liscia. Dopo questa pausa d'obbligo il primo a parlare fu il compagno Slavscencko "Li ho qui. Lei capirà che l'importanza di questi documenti a livello internazionale e fra la Santa Sede, l'Italia e Mosca sono molto delicati, sa meglio di me cosa accadrebbe se si scoprisse l'intervento del KGB dietro l'attentato all'uomo bianco" L'italiano accese una Marlboro. Made in Italy. Lo scrutò fisso in volto e prosegui "Caro compagno Slavscencko lei sa perfettamente il motivo della mia presenza qui oggi, e sa benissimo che i nostri interessi sono affinché le relazioni fra Mosca e Roma, voglio dire il Vaticano si normalizzino, nel limite possibile di un Papa polacco che...lei sa meglio di me il suo ruolo in questa scacchiera" il compagno Slavscnecko annuì vigorosamente col capo, mentre l'italiano continuò "D'altronde lo vede anche lei cosa sta succedendo" - dice concitato mentre mostra la prima pagina della Pravda "Le cose ormai hanno preso una piega che ormai né io, né, lei, né il compagno Gorbačëv, né nessun'altro su questa terra può cambiare, la storia sta facendo il suo corso" poi fermandosi quasi a pesare bene le sue parole, quasi commuovendosi aggiunge "I sogni di liberazione di milioni di uomini, si stanno schiantando contro un muro eretto d'altrettanti uomini, taluni coraggiosi, taluni vigliacchi, taluni sanguinari, taluni opportunisti, taluni assetati, taluni ancora possibilisti. Il tempo sta per scadere compagno Slavscencko. Non abbiate paura questi documenti verranno protetti. Ormai il dado è tratto". Il compagno Slavscencko lo guardò con occhi commossi, prese la sua valigetta e glie la porse, l'italiano la prese con vigore e dopo un'attimo di stretta reciproca il compagno Slavscencko la mollò. Si alzo con calma si infilò il suo impermeabile ormai asciutto e aggiunse, portandosi le mani al cappello "Saluti compagno italiano!" l'ometto ricambiò "Saluti Compagno Slavscencko, alla prossima Utopia. Ah e non si disturbi per quella vodka...è offerta da me".
Bel post!
RispondiEliminaGrazie mille per il commento e buon fine settimana :-D
CIAO!!!