"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

martedì 7 giugno 2011

Postville


- Dica, non vorrà mica prendermi per il culo?
- Non sono mai stato più serio in vita mia?
- Lei mi sta dicendo?
- Esattamente, lo faccia!
- Dio Santo, non so se lei sia più pazzo o cosa, anzi, la sa una cosa? Lei è il più grande figlio di puttana della terra, ecco cos’è, porco cane!
Una goccia di sudore, indifferente al mondo, a quel roteare inutile e incessante, scivolava sulla schiena di Jeremy, regalandogli un tremolio impercettibile. I due cappelli si fronteggiavano sotto il sole. Sopra gli occhi, sopra le mani, sopra le ginocchia, sopra le punte degli stivali che chiudevano due parallele in sfida. Sarebbe potuta esplodere una bomba lì in mezzo, avrebbe sfracellato all’aria le loro budella e i loro occhi, senza che i due smettessero di guardarsi immobili. Con tutto il corpo.
- Perché non lo fa da solo? Perché vuole mettermi in mezzo in questa storia?
- Io non ci riuscirei mai da solo, e poi se non sbaglio, la chiamano “il chirurgo” da queste parti.

Fred Romoney Karl Blowzowsky Celentano, per gli amici Fred, per tutti: Il Chirurgo. Se lo portava dietro da 30 anni quel nome, e lui ne aveva appena 45. Un giorno, era nel saloon a bere birra e a guardare le cosce sudate di Marion, l’attrazione del locale. Quando un mezzadro di Frontville, ubriaco come sempre, lo strattonò a terra:
- Spostati di lì poppante, non è uno spettacolo per femminucce
Così dicendo, il vecchio si aggrappò alle cosce di Marion. Fred invece a terra, con il boccale di birra in frantumi, rimase ad osservarlo, con in mano il manico tagliente di vetro. Senza scomporsi, i vecchi di Postville lo videro rialzarsi, sistemarsi la camicia ed il gilet, aggiustarsi il cappello sulla testa, e senza la minima emozione, infilare il manico nella schiena del mezzadro. Continuò impassibile l’operazione, scivolando la lama per tutta la lunghezza della schiena. Arrivato all’altezza del sacro, infilzò ancora più dentro l’arma e con uno strappo deciso, lo buttò per terra. Il mezzadro restò senza fiato. Sussurrò solo tre parole
- Brutto figlio di puttana!
Fred lo guadò negli occhi, gli sputò in bocca e aggiunse:
- L’operazione è terminata signore. Può andare, non è uno spettacolo per femminucce questo.
Da quel giorno Fred fu, per David il vecchio: il chirurgo, meno di un oretta dopo, lo fu per tutto il villaggio.

- Io non ci riuscirei mai da solo, e poi se non sbaglio, la chiamano “il chirurgo” da queste parti?
- È una storia vecchia quella.
- Certo, ma chi meglio di lei. Non le costa niente, anzi, le offro 500 dollari, solo per mozzarmi un dito.
- Lei è pazzo Jeremy, non lo farò mai.
- Sì, sono pazzo, e lei lo farà.
Nella stalla di Fred l’aria sapeva di sterco e sangue. Jeremy era pronto col suo terzo dito sistemato sul tavolo. Poco più in là una bottiglia di rum piena per un terzo. I restanti due terzi erano nello stomaco di Jeremy.
- Il rum è l’unico anestetico che conosco - gli disse una volta Gruum l’indiano.
Una lastra di ghiaccio avrebbe asciugato il dolore della sua mano, per la triste dipartita.
- Pazzo di un Jeremy sei ancora sicuro?
- Cazzo Fred, siamo qui a fare cosa? Ti ho detto di sì!
- Il chirurgo! Solo gli amici mi chiamano Fred, e io non taglierei mai un dito ad un amico.
Neanche il tempo di finire la parola, che l’ascia trapasso le ossa del medio. Fra un istante e l’altro gli unici rumori che si udirono, furono quelli della lama che tagliava l’aria e subito dopo le ossa.
- Fiiiuuuu Crick!

Il giorno dopo, una volta ripreso, Jeremy prese il suo dito medio, galleggiante nel ghiaccio di un bicchiere da whiskey, e lo portò dallo sceriffo Freefoot. Non proprio nelle sue mani, lasciò il tutto fuori dalla sua porta.
Alle 7 del mattino, quando lo sceriffo uscì di casa, si ritrovò ai suoi piedi un bicchiere di whiskey pieno d’acqua ed una lettera. Dentro al bicchiere galleggiava qualcosa. Un dito medio.
Lo sceriffo aprì la lettera, riconobbe subito la calligrafia, era di quel lurido Jeremy.

“Gentilissimo sceriffo di Postville,
Vi scrivo la presente, a seguito della conversazione tenuta la scorsa settimana.
Come ben ricorderete infatti, è stata vostra estrema premura, la volontà di incontrarmi per illustrarmi la questione riguardante mio fratello maggiore George.
Dall’incontro è emerso che mio fratello è al momento latitante e che sulla sua testa, pesa una taglia di ben 2.000 dollari, a seguito dell’omicidio del reverendo Ratzweeld.
Come ho già avuto modo di ricordarvi, questa disgrazia è dovuta alle deprecabili abitudini del reverendo. Egli infatti, soleva rinchiudersi in sagrestia col piccolo Thomas, costringendolo ad atti non consentiti dalle Scritture. Si da il caso che il piccolo Thomas, altri non fosse che il garzone e amico intimo di mio fratello George. Sono a conoscenza delle voci che facevano del reverendo un uomo probo e totalmente estraneo a queste nefandezze, ma le posso assicurare che è tutto vero.
Per tanto mi duole renderle noto, che alla Vostra richiesta, di dichiararvi ove si trovi al momento mio fratello George, sono costretto a non poter rispondere, per ovvie ragioni di sangue e di coscienza.
Tuttavia ho deciso di rimediare a questa mancanza, donandole simbolicamente il mio dito medio.
Certo della Vostra Comprensione, Vi porgo i miei più sinceri saluti.
Vostro Jeremy Thomson”

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2 commenti:

  1. Mi è piaciuto un sacco. Originalissimo!

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  2. grazie danilo! Ora lo manderò a Tarantino per vedere se ci fa un bel film :)

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