"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

domenica 9 ottobre 2011

Autunno


È  normale piangere, appena l'autunno bussa alla tua finestra. È un bussare timido ma costante. Seguito da boati e colpi di tosse. Non ti resta che piangere. Se solo non avessi da fare, dico. Se solo fossi solo, veramente, lì ad ascoltare i discorsi dell'autunno, che è una voce confidenziale, di quelle voci radiofoniche di notte lungo la strada, o dei racconti di un anziano parente. Devi piangere quando l'autunno bussa alle finestre. Non per tristezza né per gioia, si piange per poterci parlare con l'autunno, è la sua lingua e se taci, fai silenzio e resti solo, ma veramente, allora capisci che non ti resta che piangere, parlare con l'autunno vuol dire piangere, in quasi tutte le lingue, piangere è piovere, llorar è llover, pleurer è pleuvoir, rain è cry (e forse crain). Ogni uomo solo, ma veramente, dovrebbe aprirla la finestra e lasciare che l'autunno strabordi oltre le rive, dentro la sua stanza, ad impregnare le sue branchie dei suoi pianti, di quel dondolìo del mare, delle lontane avventure di quel vecchio marinaio che è l'autunno. Ora che non sei più solo, ma veramente, affogato dentro quell'autunno resterebbe da lanciarsi fuori, nell'autunno. Nuotare in quella burrasca che finalmente ha un volto, e dentro cui puoi finalmente affogare. È la stessa che ti porti dietro e ti porti dentro da sempre. Ma non puoi mica affogare in una burrasca che è dentro di te e allora per questo arriva l'autunno, per coccolarti fra le sue onde, per poter finalemente affogare dentro la tua stessa burrasca e piangere, piangere, piovere, piovere, piangere, piovere, piangere, piovere, piangere... Pescatore solitario, vecchio marinaio burbero che ci accogli fra le tue reti, che peschi solitudini, che getti via le lische delle ossessioni, le manìe di ogni patria, le nevrosi che fuggono da se stesse. Si rimane così.
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