"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

martedì 8 febbraio 2011

Infodipendenze


L’orologio sulla mensola scandiva un tempo alieno. I miei occhi seguivano le lancette rassegnati, impossibilitati nel seguire il suo scorrere inesorabile. Mi alzai dal letto poggiando le mani sulle ginocchia ed osservando i miei piedi. Arti dimenticati che portavano il peso del mio corpo distratto, mezzi asserviti che trasportavano il mio animo svogliato. Afferrai la tisana dal comodino, ormai semifredda e portai la tazza alla bocca. Buttai giù un sorso profondo che la mia gola deglutì decisa. Il giornale del giorno prima mi consegnava i volti di uomini costretti al comando. Mi soffermai su quelle facce da impiegati mancati, da improbabili avventori di bar, da affaristi di provincia o potenziali elettricisti, costretti da un destino cinico e baro a conservare un privilegio familiare, a garantire rendite di posizione. Ad assicurare la loro brillante carriera politica. Uomini costretti a comandare. Le lettere del giornale si intrecciavano continue, con i suoni provenienti dal telegiornale, mentre un seguitissimo blog dava il suo autorevole punto di vista sull’ultimo scandalo pubblico. Le notizie mi inseguivano assetate, mi braccavano in ogni momento, persino nel tram fogli gratuiti imponevano la mia attenzione. Era droga pura che riscuoteva il suo tributo di dipendenza: Ma quel giorno decisi che mi sarei preso un pausa. Smettere sarebbe stata una scelta al di là delle mie forze, che giorno dopo giorno assicurava la mia tossicodipendenza alla quotidianità. Domani smetto d’informarmi.
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