"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

domenica 16 gennaio 2011

Decadance

Con questo post inizia il primo esperimento di  
Musiracconto: immaginate di leggere un racconto, veder scorrere attraverso la lettura delle immagini e nel frattempo, come in un film, accompagnare tutto questo con un sottofondo musicale, in grado di timbrare le scene e le emozioni...

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Decadance

Si svegliò da quel sonno agitato. Il suo cuore era un timpano che scandiva un tempo sempre più greve e rapido. Insidioso. Iniziò a sentire il cuore muoversi, scalpitare, sentì quasi il suo liberarsi dalle catene del torace ed iniziare ad arrampicarsi fra le costole. Un urlò lancinante strappò la sua voce quando il cuore affossò i suoi artigli nella gola, che ormai sembrava esplodere. Le vene sulla fronte incandescenti pulsavano all’impazzata. Si infilò una mano sino in fondo alla gola nel tentativo di strapparsi il cuore, ma fu il cuore ad avere la meglio. Una volta riestratto il braccio, sputò la mano ai bordi del letto. Non ebbe altra scelta: avvolse il braccio sinistro, ancora dotato di arto, attorno al collo sino ad impigliare le unghie nella carne viva e pulsante della sua nuca. Avvolse anche il destro attorno al collo, ma nel senso opposto. Fu uno scatto improvviso e si stacco la testa. La teneva penzolante per la nuca con l’unica mano libera. I suoi occhi guardarono sdegni il collo vuoto che spruzzava sangue come una fontanella, poi si lanciò. E fu il vuoto.

Atterrai in una caverna putrida, ribollente di escrementi, sangue e sperma. I vapori malsani esalavano sino alle infinte volte mentre orde di vermi si imbrigliavano fra di loro. Pian piano affondai in quella melma immonda e mi ritrovai a nuotarci dentro. Mentre cercavo di liberarmi da quel disgusto vidi apparire orde di corpi femminili nudi con schermi al posto della testa. Si avvinghiavano fra di loro in quel letame, le loro mani sguazzavano putride fra le fiche ed i seni plastificati, abbondanti. Mentre da lontano scie di cazzi coronati nuotavano spediti in quel cerchio orgiastico. Si infilarono spediti fra gli ani e le vagine di quelle donne, come frecce lanciate da un arciere. D’un tratto fuoriuscirono dagli orifizi ed iniziarono a manganellarsi fra di loro. Ero una testa sul punto di esplodere. All’improvviso in lontananza, sciami di vermi provavano a cibarsi dagli avanzi di quel letamaio. I cazzi si fermarono improvvisamente, si voltarono a guardare quei vermi e all’unisono avanzarono spediti verso di loro. Fu una strage. I cazzi sprangarono fallici gli inermi invertebrati, il sangue che ne fuoriuscì eccitò ancor di più le loro membra. Le vene pulsavano feroci fra le pareti delle loro epidermide. Corsero spediti verso i corpi femminili, ed una ondata di sperma cosparse la loro pelle putrida.
Mi voltai e tentai di fuggire da quel disgustoso spettacolo ma una forza oscura mi trascinava vorticosamente verso il basso e con me tutto quel mondo disgustoso. Alla fine fui risucchiato in un buco e ricaddi nel mio letto.

Vidi sul tavolo la mia macchina da scrivere, mi volta e sorpresi le mie mani a masturbarsi. Sorprese dalla scoperta le mani si fermarono mi presero lentamente per le orecchie e conficcandomi gli indici nelle cavità degli occhi, mi strapparono i bulbi con forza. Poi risistemarono quella testa vagante sul suo giaciglio naturale, mi appoggiarono sul mio collo. Ma senza veder più niente. Sarà per questo che dicono che masturbarsi rende ciechi. Io da allora non vedo più niente, ricordo quel vago senso di disgusto fuori di me, ma dopo aver visto il disgusto di me, preferì accecarmi. Per non vedere.

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