"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

venerdì 18 maggio 2012

Naufraghi


Ci sono naufraghi che cercano la propria isola deserta in orizzontale. Scappando semplicemente. Sentono nelle orecchie quello stridere graffiante dei contemporanei e allungano le pieghe delle coperte, fra loro e il mondo. Fuggono via, fuggono in continuazione, scappano dai volti, dalle voci, dalle case, dalle strade, dai luoghi, dai discorsi, dalle incomprensioni, dalle risate, soprattutto dalle risate, più che dai sorrisi. Fuggono dalle parole, quei suoni lasciati cadere, lanciati, scagliati, vomitati, subiti. Cercano il silenzio, lontani, prima dalla propria lingua, poi una volta a galla nelle altre lingue, fuggono anche da queste. Fuggono da ogni comprensione, cercano il deserto, il proprio incomunicabile immenso deserto. Sembra che abbiano più fondo dentro in cui affogare, che nelle mille piazze, nei lunghi discorsi, negli infiniti suoni lasciati a macerare al sole. In fuga dalla parola, ognuna inutile per ogni deserto, ognuna equivoca ed assassina. Sono questi i naufraghi che diventano eremiti. Mettono chilometri dal mondo in orizzontale. Altri naufraghi invece, talmente disprezzano il mondo, che preferiscono scalarlo. Salirci sopra per poter rubare aria più pulita, per non doversi consumare di ossigeno putrido, tossito, respirato. Tanto vomitano la nausea per quelle voci ruttate, che presi da claustrofobia, cercano la luce e non gli resta altro che scalare, per poter guardare tutto dal di sopra, nel silenzio imbottito. Tranquillizzati, il loro respiro si fa più calmo, più regolare in vetta. Guardano quel postribolo dall'alto e da lì su - ovattati e senza rumori - quel degrado può apparire anche romantico, ma solo da lassù.

Bookmark and Share

Nessun commento:

Posta un commento