Si versano i versi e si sversano. Sudati di detti che avresti voluto dire ma non sapevi digerirli. Si sfocano i pensieri, le volontà e le voluttà, si adagiano allo scivolìo i verbi invertebrati che galleggiano senza soggetti fra la polvere d'agosto. Non parli più da tempo, non scrivi e non detti. Non pronunci pronomi e non preghi. Pago del guardar passare, del vedersi invecchiare, del non leggere più, del correre a piedi, dell'incontrarsi a mezzanotte col proprio letto e non aver più nulla da dirsi. Perchè dire non è tutto, anzi dire non è niente. Non si traduce ogni cosa, non si può uccidere tutto. Di banalità hai barattato la tua strada in salita. L'ovvietà ce l'hai servita a tavola al posto delle tue lacrime decedute. Non posso più ascoltarmele scivolare. La palestra di liberazione, lenta mi porta sul mare d'autunno, che fischia di salsedine a chi sa ingoiarla. Ritorna muto, rimpara l'analfabetismo, torna a guardarti cieco, affoga nel silenzio sordo. Scava il respiro come un minatore stanco, eccolo il deserto perso.
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1 mese fa