Di piovere deve piovere, non ci piove. Il problema semmai è capire su quali cappotti piove o deve piovere. Se ogni goccia debba insinuarsi tentacolare nel feltro o scivolare come uno stagno sulla pelle, condensarsi in chiazze omogenee sui k-way. Potrebbe inzupparsi nella stoffa. Inumidirsi e gocciolare nella lana. Gocciola. Si allunga. Rilascia. Si ritira. Si scioglie a terra. È un parto delicato e matematico la goccia, il gocciolare. Gocciola. Si allunga. Rilascia. Si ritira. Si scioglie a terra. Evaporano gli stagni, evaporano i fiumi e i fiumi in piena, evaporano i mari, evaporano i ghiacciai, evaporano i pianti, evaporano i cappotti ed i k-way. Evaporano i desideri, evaporano i brutti pensieri, le angosce, i malintesi. Evaporano le paure scampate, le salvezze apparenti, quelle sincere. Evaporano gli anni, evapora il silenzio, il giorno, il ricordo. Si ascende, con le correnti, le ricorrenze, i ridondanti. Si torna, si soffia, si viaggia, si sorvola, si cavalca, ci si allontana, si elenca, si ripete, si gioca con le parole, con i venti e i vanti ed ogni tanto i vati.
domenica 6 novembre 2011
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