Dolente. Con un muscolo pigro. Un altro teso dietro la nuca. Rinuncia al vino dopo i pasti. Meglio astemi nel mangiare. Era lenta quando sognava. Appariva in immagini che erano solo nella sua bocca. Appena impastata e secca. Appena sveglia si ritrovava sola. Senza più tutte quelle idee di quando era R.E.M. Per questo ci affondava volentieri. Tanto nei libri, quanto nelle lenzuola. Era lo stesso immenso campo di battaglia.
Appena ad occhi chiusi, si ritrovava sempre in una sala d'aspetto. Era molto comoda, silenziosa, asettica, bianca con un leggero profumo di vaniglia e bisbigli dietro le porte. Seduti in comode poltrone bianche insieme a lei apparivano sempre diversi personaggi. Ma tre erano quelli immancabili che si ripresentavano ogni notte: il primo si chiamava Martino Martini Martinelli un latinologo di successo, che curava una trasmissione televisiva su telerobbamia da ormai 15 anni indagando sulla scomparsa del latino negli uffici pubblici. Indossava un completo beige su camicia bordeaux, scarpe verde scuro luccicanti ed un immancabile papillon marrone a pallini bianchi. Pochi capelli sulla testa coperta da una bombetta rossa e baffi all'insù; il secondo era un pregamorto, si chiamava Louis Franco Boldis e come tutti i pregamorti era nero, eccetto per il rossetto rosso e il fondotinta bianco; l'ultimo e immancabile era un ragazzino di 11 anni, appena prematuro di nome Michelino Giancesare Aggioletti, ma tutti lo chiamavano psss. Erano loro tre ogni notte a decretare i suoi sogni, che partivano tutti sistematicamente da quella sala d'aspetto. Di solito era Martinelli a rompere il ghiaccio, faceva finta di leggere riviste di gossip, per poi ogni notte sospirare, tirarsi su i baffi e iniziare a dar sfoggio della sua erudizione
- « Sans papiers je nè compris pas » dicevano i latini gallici al volere della luna, quando i tabernacoli strapieni di vini, riempivano tannici i volti imbiancati dei liberti. Era l'anno 34 dopo Cristo ed il triumviro del Peloponneso riunitosi per disquisire delle recenti rivolte persiane ebbe a dire «Limite d'accesso per i mezzi pesanti» nessuno capì le sue parole e pochi secoli dopo i barbari ebbero ragione su tutto!
Così facendo il Martinelli strizzava l'occhio nella sua direzione, con un leggero sorrisino.
Povera me diceva sorpresa nel sonno, ho sbagliato di nuovo qualcosa, fra qualche piega devo aver perso tempo, senza accorgermi dell'asfalto sotto i piedi, che non è più liscio come una volta, ma usurato dalle continue sollecitazioni, dal gelo e dal calore, dalle piogge, dall'erosione, dall'evasione, dall'incudine e il martello, dai vetri rotti in campagna, dalla voce del direttore che mi è parsa un po' fredda o magari era un'impressione, ma adesso è solo quel suono teso che rimbomba dentro, è solo quello a far rumore, anche quando non ci pensi, c'è solo quello, poi passa, come la marea lascia pian piano l'umido sulla sabbia, poi la schiuma, poi niente, solo sotto in profondità qualche traccia, impercettibile e pungente.
Toccava ogni notte a psss prendere in mano la situazione dei sogni, lui a 11 anni deve ancora scoprire la masturbazione, anche se sa già che c'è qualcosa che non va, qualcosa di strano, ma non capisce cosa diamine è. La scoprirà domani, ma ogni notte, il domani di ogni notte. Sarà per sempre il giorno prima della prima sega. Ma lui non lo sa. I suoi occhi paiono quasi commossi dalle parole del Martinelli e prova ad alzarsi in piedi dal suo divanetto, ma non ci riesce, così rimane disteso, guarda il soffitto e inizia ad emettere un sibilo sottile, dapprima silenzioso, quasi impercettibile e man mano sempre più forte
- ........hhhhhhhhmmmmMmmMmmmMmmmmMmmmMMMMMMMMMMM!!!!!!! Deve esserci qualcosa oltre questo scroto deve! Dev'esservi una fine in questo corpo bestiale che non mi dà tregua, e mi strappa via ogni giorno le mie corde vocali, i miei peli prepuzi, i brufoli sul viso non sono la mia età, questi baffetti piumati, odiosi e meschini, sicuri della tolleranza infantile, della salvezza garantita per chissà quanto prematuro ancora, non fanno di me un giovane turco. Io sono mio! Ma mio di chi?!! E ci voleva anche il catechismo, come se non bastasse, avrebbero dovuto darmi una puttana, una tetta, un pelo, una coscia, persino un autoreggente mi sarebbe bastato, ma per far cosa? Per strozzarmici nudo, per scrotarmi ed evirarmi e stringermi e penetrarmi e strusciarmi al termosifone di casa sua, alle sue defonseca, ai suoi calli, ohh benedetti calli schifosi, quanta poesia erotica dentro di voi! Ma perché, perché mi avete spremuto dentro il peccato se sapevate tutto questo? Perché?!! È facile essere fedeli nell'incoscienza, ma perché quest'abominio allora, questa mela intestina, masticata e mai sputata, perché mi volete peccatore? A tutti i costi, per capire le vostre omelie? I vostri vangeli? Al diavolo voglio sburrare su satana! E poi vuoto magari tornare a benedirmi con voi!!!
Ogni notte psss finiva il suo monologo prematuro e sconsolato, composto, come non fosse mai successo nulla, si dirigeva verso una porta oltre la sala, su cui c'era scritto «Sala Prove, Via Martiri del Prepuzio, 69 angolo con Via delle Pene» guardava tutti commosso e con quell'aria ingenua e scanzonata entrava dentro.
La fanciullezza rapita. Dovrebbero farli più spesso i riti di iniziazione. Dovrebbero anzitutto fare un grande funerale, con una bara bianca davanti ed il fanciullo iniziato dentro, senza coperchio. Deve capire in quel momento che quel passaggio è come ogni passaggio, anzitutto una morte. Un bambino muore e un adulto sta per nascere. Andrebbe messo sotto terra per qualche secondo e poi estratto, il tempo per cambiarsi d'abito e festeggiare il nuovo venuto, dalla terra.
Louis Franco Boldis, che sino ad allora guardava impassibile, con la sua calma eterna il dispiegarsi del mondo, delle sue contorsioni e contraddizioni, prende la parola da un colpo di tosse, che schiarisce una voce cadaverica e pesante.
- Vedete miei cari, io capisco bene come le vostre preoccupazioni ora, sono tutte incentrate verso quale lato mostrare al mondo, se frontale, di lato, superiore, inferiore, destro o sinistro, lasciate che vi dica la mia, che ho una certa esperienza sui copri e conosco alla perfezione i loro lati. Tutto dipende innanzitutto dall'età, ad esempio i bambini non stanno bene mai da nessuno lato, così almeno può sembrare ad un occhio inesperto, magari costretto a vederli sempre mobili e irrequieti, ma io vi posso assicurare che il lato migliore dei bambini e da dietro le orecchie, cioè proprio dal capo girato per tre quarti, appena dietro l'orecchio, in modo da poter vedere bene i capelli, le orecchie e intravedere appena gli occhi, che i bambini è meglio non guardarli mai per troppo tempo negli occhi, rischierebbero di farti sentire in colpa, di farti provare pietà di loro, per quella fine precoce che farà l'innocenza, perché vi rinfaccerà, con quegli occhi, il vostro adulterio vitale, da adulto. Non si può resistere allo sguardo di un bambino. Nei ragazzi il lato migliore è senz'altro quello frontale, sono una vetrina, una merce esibita. L'eternità di Apollo che ti obbliga alla primavera, sempre. Per gli adulti e i cinquantenni il lato migliore sono le mani, ti dicono tante cose. Chi sei, cosa sei, quanto sei, cos'hai fatto e spesso cosa ti resta. Le mani sono il segno di chi ha lo scettro in mano e a quell'età si comanda, la strada si è già scelta, si può solo imporsi. Il lato invece che prediligo negli anziani è quello laterale, assumono una dignità inimmaginabile gli anziani di profilo, sono sagome all'orizzonte, ulivi piegati e maestosi, fra le rughe piene, e i nasi induriti. È più o meno questa la vita, una questione di profili, di punti di vista.
A quel punto Louis Franco Boldis si alzava cauto, si dirigeva lento agli angoli della sala e spegneva pian piano tutte le luci. Poi quando il buio era totale si ritrovava nel suo letto. Ancora nuda a pensare quale fosse il profilo migliore per dormire. Ma non era sveglia. Ancora.
Nessun commento:
Posta un commento