C’era una volta, un piccolo villaggio di nome Litania.
Questo villaggio era pieno di panettieri, se ne contavano trenta, e ogni panettiere produceva al giorno cinquanta panini al prezzo di un euro a panino. Tenendo conto che gli abitanti di questo villaggio erano millecinquecento, ogni abitante aveva il suo panino al prezzo di un euro.
Un giorno un panettiere, che si chiamava Paoloni, ricevette una cospicua eredità dalla morte di una sua lontana zia. Con questi soldi, decise di acquistare macchinari per produrre più pane e fare più soldi. Il primo giorno produsse settanta panini, al posto dei cinquanta abituali. Ma a fine giornata, si rese conto che i venti panini prodotti in più rimasero invenduti. Quella notte pensò a come rimediare a quell’inconveniente, ed ebbe l’illuminazione. Quei panini, disse fra sé e sé, non sono andati venduti perché tutti gli abitanti hanno avuto il loro abituale panino, dovrei fare in modo di vendere i miei panini a coloro che abitualmente lo comprano dagli altri panettieri, cosicché saranno loro a rimanere coi panini invenduti.
Il giorno dopo quindi, decise di fare lo stesso i settanta panini, ma di venderli a ottanta centesimi anziché a un euro. A fine giornata ebbe venduto tutti i suoi panini ottenendo un ricavo di cinquantasei euro, invece di cinquanta. Andò un po’ peggio per gli altri panettieri che si trovarono con qualche panino invenduto.
Via via che il tempo passava, il panettiere Paoloni, continuò con questa politica e attraverso il guadagno ulteriore che ebbe, acquisto altri macchinari con i quali poté produrre più panini ad un prezzo sempre più inferiore. Dopo un anno riusciva a produrre e vendere in una giornata al prezzo di cinquanta centesimi a panino, ben millecinquecento panini, ossia tutta la produzione di panini necessaria per il villaggio, ottenendo un ricavo giornaliero di settecentocinquanta euro, e causando la chiusura di tutti gli altri panettieri, i quali per poter mangiare, andarono tutti a lavorare nell’ormai azienda di Paoloni, che nel frattempo per i ritmi produttivi aveva bisogno di forza lavoro.
Ogni operaio ex panettiere, quando lavorava in proprio, percepiva un guadagno netto di quaranta euro giornalieri, ora sotto l’azienda di Paoloni otteneva un salario giornaliero di venti euro. In tutto i ventinove panettieri costavano all’azienda cinquecentottanta euro al giorno, più settanta euro di spese per materie prima, il signor Paoloni intascava ogni giorno, senza muovere un dito ben cento euro di guadagno.
Col passare degli anni il sistema continuò in questa direzione, e la necessità di continue migliorie economiche, aumento della produzione e dei guadagni, spinsero l’azienda di Paoloni a diminuire ancora di più il salario degli operai, che dopo solo due anni arrivò a dodici euro al giorno.
Non passò molto tempo però che Paoloni notò qualcosa di strano; esaminando i dati delle vendite, risultava un leggero ma costante decremento. Dall’ultima registrazione si evidenziava come si fossero venduti solo milletrecento panini invece dei millecinquecento. Causando una inflessione dei ricavi di cento euro. Più i giorni passavano e più le vendite diminuivano. Paoloni ingaggiò un team di esperti per indagare il motivo di questo calo e il verdetto fu presto detto: molta gente non aveva soldi a sufficienza per comprare il pane, questo pare essere dovuto ad una diminuzione dei salari degli ultimi anni. Serviva una soluzione urgente.
L’occasione furono le elezioni che si sarebbero tenute di lì a poco nel villaggio. Paoloni decise di intervenire e convincendo il dott. Fraudello, rinomato medico del villaggio che godeva del rispetto di tutti, a candidarsi, promettendo di risolvere il problema della crisi economica che alcune famiglie sentivano particolarmente. Ovviamente le ragioni che Paoloni usò per convincere il dott. Fraudello furono molto convincenti.
Una volta eletto sindaco il dott. Fraudello, disse che per risolvere il problema delle famiglie che non potevano acquistare il pane, esisteva un unico sistema: creare una banca in grado di prestare denaro alle famiglie che ne necessitavano per acquistare il pane. Ovviamente il prestito sarebbe stato onorato nel tempo coi relativi interessi. Il problema però fu che nel villaggio di Litania, quasi nessuno possedeva capitali tali, da poter aprire una banca. Quasi, perché l’unico che li possedeva era Paoloni, il quale con spirito caritatevole, decise di venire incontro alle esigenze del villaggio e fondò la Banca Paoloni, specializzata in prestiti. Il dott. Fraudello venne premiato per la grande idea partorita, entrando come socio della banca di una modesta ma rilevante quota societaria.
Così la politica creditizia applicata nel villaggio, sotto la protezione della Banca Paoloni, per la gioia dell’azienda Paoloni e sotto il benestare del sindaco Fraudello, permise a tutte le persone del villaggio di poter avere il proprio panino giornaliero, pagato a credito, coi soldi della Banca Poloni, permettendo all’azienda Paoloni di tornare ai millecinquecento panini venduti.
Nel giro di poco tempo l’azienda Paoloni decise di apportare una campagna pubblicitaria, volta a convincere i cittadini di Litania, in virtù delle nuove conquiste e del nuovo tenore di vita garantita dalla politica economica del villaggio, della necessità di avere non più uno, ma ben due panini al giorno per ciascuno. Così facendo, mentre il prezzo di un panino restava di cinquanta centesimi, quello di due panini era al prezzo omaggio di 80 centesimi. Sempre finanziabili a tassi agevolati dalla banca Paoloni.
Gli acquisti sfiorivano, l’azienda tocco la cifra record di duemilasettecento panini giornalieri, per un incasso lordo di circa duemila euro giornalieri. Inoltre proprio per le politiche industriali che imponevano un aumento della produzione, i salari degli operai subirono un’ulteriore inflessione, posizionandosi sugli otto euro giornalieri. Tutto volava a gonfie vele, ma il pericolo era dietro l’angolo.
A quanto era riscontrabile dai dati della Banca Paoloni, i prestiti effettuati ammontavano a centomila euro in totale, di questi centomila euro si era calcolato che solo quarantamila erano sicuri. Dei restanti sessantamila, cerano altissimi rischi di insolvenza, molti operai infatti non erano in grado, con gli otto euro giornalieri, di far fronte ai debiti accumulati. La banca Paoloni, per risolvere questo problema convinse il sindaco Fraudello a varare una serie di provvedimenti, che consentivano la creazione di pacchetti bancari. In sostanza si trattava di pacchetti in cui furono inseriti spezzettati, i debiti insolvibili dei vari debitori della banca. Questi vennero venduti ad altri azionisti, ad un prezzo inferiore a quanto si sarebbe ottenuto dal debito stesso, garantendo così agli acquirenti, futuri e improbabili ricavi. Questi pacchetti viaggiarono di villaggio in villaggio, e ad ogni fermata, nella rispettiva banca, venivano aperti mischiati con altri pacchetti e rivenduti ad un prezzo maggiore. Nel giro di poco tempo il prezzo di questi pacchetti, ormai fuori controllo era diventato esorbitante. Non ci volle molto tempo che una banca proprietaria di questo pacchetti, restò col cerino in mano, rendendosi conto che da quel pacchetto di debiti spacchettati e ricomposti non avrebbe ottenuto nemmeno un euro, era carta straccia insolvibile, ben presto la notizia fece il giro dei villaggi e le banche si ritrovarono in una crisi di liquidità pazzesca. Per di più alla notizia delle perdite, molte delle persone che avevano la fortuna di avere dei risparmi nella banca, decisero di ritirare il denaro, aggravando ancora di più la situazione.
Paoloni era nei guai e doveva pensare assolutamente ad un sistema per ripianare la situazione economica della banca, la quale ormai si era automaticamente riflessa sull’azienda, giacché molti insolventi non avevano soldi per acquistare pane, a tanti altri non furono più concessi prestiti e con le poche entrate economiche, non potevano più permettersi i ritmi di prima, il necessario licenziamento di alcuni operai, a causa della diminuzione della domanda di pane, fece il resto.
L’unica cosa urgente da fare, fu chiamare il sindaco Fraudello per trovare una soluzione alla crisi economica che attanagliava il villaggio. Era necessario disse Paoloni a Fraudello che per risanare l’economia, il villaggio, con le tasse dei cittadini, sostenga la banca in crisi attraverso finanziamenti, i quali avrebbero permesso così di rassicurare i risparmiatori e continuare a prestare soldi ai poveri operai per l’acquisto del pane. Il piano fu varato in pompa magna e con massima urgenza, facendo capire ai cittadini l’importanza del provvedimento per uscire dalla disastrosa situazione economica. Per fare questo quindi, erano necessari ulteriori sacrifici, un piccolo aumento nelle tasse e tariffe ed un maggior sforzo produttivo degli operai, i quali lavorando un po’ di più, avrebbero creato più ricchezza per il villaggio. Non andò esattamente così, la disoccupazione di vari operai, sommata ai bassi livelli salariali, ottennero come risultato, delle entrate tributarie ben al di sotto delle previsioni e del prestito elargito. Aggiungendo poi che il villaggio era ormai da più di dieci anni in guerra col vicino paese di Cereal, noto per la sua enorme produzione di grano, il cui sindaco era accusato dal dott. Fraudello di non rispettare i diritti dei suoi cittadini. In virtù di questo, Litania spendeva più di duemila euro al giorno per far rispettare i diritti in quel villaggio, si capisce bene come la situazione economica del Villaggio fu pesantemente messa a repentaglio. Con un debito che superava i centomila euro. Le banche dei villaggi vicini iniziarono a ritenere poco sicura Lituania per via del suo enorme debito e iniziarono a speculare su di essa. Nel frattempo la Banca Paoloni, non mosse un dito fino a che Lituania non arrivò sull’orlo del fallimento, a quel punto il magnanimo Paoloni rassicurò il sindaco Fraudello e i cittadini. Si dimostrò interessato a risolvere la situazione debitoria attraverso dei prestiti per risanare i conti pubblici, ma a condizione che per la restituzione del debito, si sarebbe seguita la politica indicata da Paoloni: tagli a tutti i servizi del comune, via i giardini inutili, via i bagni pubblici che consumano enormi risorse, via i semafori e la segnaletica stradale, via gli asili e le mense per i poveri. Inoltre andavano fatti sacrifici. Gli operai di Litania, i quali non potevano pensare di continuare con un tasso di vita e di produzione simile, dovevano lavorare di più e guadagnare un po’ meno, diciamo intorno alle cinque euro al giorno, solo così l’economia del paese sarebbe potuta risalire, e il debito onorato.
Questa storia purtroppo non ha un finale, non ancora. Il popolo di Litania infatti sta leggendo nel frattempo una storiella familiare, quella del popolo di Italia, un piccolo villaggio…
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